Giusto non riproporre l'intesa a ridosso delle Federali, ma il destino dei due partiti è comune
di Andrea Leoni
Una sbirciata grossolana ai dati di panachage delle recenti elezioni cantonali, è sufficiente per capire come gli elettori di PLR e Centro si siano già scelti come alleati. Del resto si tratta di un’affinità sempre più naturale nel Ticino del 2023 e in un’Europa secolarizzata dove le battaglie tra cattolici e mangia preti, sono soltanto vecchi racconti impolverati. Esiste nell’elettorato ticinese un blocco moderato, liberale e che recepisce una buona parte dei valori fondamentali ereditati dalla dottrina sociale cattolica. Quest’area, nella quale si possono contare anche i Verdi Liberali, è uscita a saldo pari dalle elezioni ed è quella con più deputati in Gran Consiglio (39). Non sono maggioranza ma quasi.
Eppure…eppure questa indicazione popolare non trova sponda e riscontro nei vertici dei due principali partiti. Negli ultimi giorni Alessandro Speziali ha dovuto ribadire - per la millesima volta - che la porta per un’alleanza è chiusa. Speziali si fa forte di un sondaggio realizzato poco prima della sua elezione alla presidenza: la base liberale radicale non ne vuole sapere di marciare a braccetto con gli ex pipidini. Sì, ma gli elettori?
Vero è che quell’indagine fu commissionata dopo la sconfitta alle ultime Federali, dove una congiunzione raffazzonata in un amen, si rivelò controproducente. Non fu però solo quell’alleanza a propiziare l’insuccesso, anche se questa parte del discorso viene sempre derubricato. Sia come sia, è evidente che riproporre oggi lo stesso patto a ridosso delle Federali, sarebbe come ripetere lo stesso errore due volte. Roba da criceti sulla ruota. Guardando il voto delle Cantonali, tuttavia, la sensazione che si siano persi quattro anni per costruire un progetto politico e non solo elettorale, appare piuttosto evidente.
Fiorenzo Dadò, dal canto suo, negli ultimi quattro anni ha sempre ricercato un’intesa. A cominciare da quella famosa riunione tra gli uffici presidenziali dei due partiti che si tenne, senza ulteriori sviluppi, subito dopo l’elezione di Speziali alla presidenza. Naturalmente lo ha fatto a modo suo, mandando un po’ di baci e un po’ di schiaffi. È vero anche che nel corso dell’ultima legislatura, più a livello emotivo che tematico, i rapporti tra i due partiti sono stati più bassi che alti. E questo è un aspetto centrale.
Speziali e Dadò umanamente non si pigliano. Si dice che questo sia un aspetto secondario ma non lo è mai in politica. I progetti, infatti, sono realizzati dalle persone e avere una buona intesa personale facilita molte cose, mentre non averla spesso le complica. Certo, intelligenza e pragmatismo dovrebbero infine prevalere sugli umori, ma quando devi costruire un’alleanza difficile, superando soprattutto antichi rancori e rivalità locali, gli accenti umani possono fare la differenza.
Ciò detto, con la nuova legislatura si apre un nuovo libro e PLR e Centro hanno la possibilità di gettare le basi per una collaborazione che giocoforza la storia gli imporrà, prima o poi. Come sempre in questi casi si tratta di scegliere se subire l’attesa dell’onda o anticipare i tempi e provare a cavalcarla. C’è chi dice che su alcuni temi chiave le differenze sono state evidenti nell’ultimo quadriennio. Non è un’obiezione infondata ma non crediamo che al centro vi siano più differenze di quelle che intercorrono tra Lega e UDC. Una collaborazione strutturata poi appianerebbe certamente alcune diversità ed eviterebbe gli incidenti di percorso.
D’altra parte PLR e Centro non devono mica fondare un partito unico e andare d’accordo su tutto (cosa che peraltro non avviene neppure nei partiti esistenti), ma soltanto un’alleanza. Se ci riusciranno avranno i numeri per orientare la politica del Cantone, altrimenti conteranno sempre meno dei loro elettori.