"Se fosse necessario aumentare la pressione fiscale per finanziare il fondo questa non potrà avvenire a scapito del ceto medio e medio- basso"
BELLINZONA - "Con il ritorno del sole, le immagini del disastro che ha colpito l’alta Vallemaggia sono ancora più drammatiche e crude. La tempesta non ha solo cambiato i connotati a quella che i suoi abitanti per secoli hanno chiamato casa, travolgendo vallate intere, cancellando pascoli, inghiottendo case, strade o il paesaggio caratteristico, hanno anche portato con sé delle vite colpendo le famiglie, gli amici e la comunità tutta intera. A tutte le persone direttamente e indirettamente toccate rivolgiamo i nostri sentimenti di vicinanza e solidarietà e le nostre più sincere condoglianze. I lavori di soccorso ancora in pieno svolgimento stanno mostrando grande solidarietà di istituzioni e enti con le autorità e la popolazione locali, senza dimenticare il sostegno degli abitanti". Con questa premessa i deputati dei Verdi in Gran Consiglio - Samantha Bourgoin, Matteo Buzzi, Giulia Petralli, Marco Noi e Nara Valsangiacomo, chiedono al Governo di creare un fondo per far fronte alle calamità climatiche.
"In due giorni la visita di ben due Consiglieri Federali, Ignazio Cassis e Viola Amherd, presidente della Confederazione, hanno inoltre assicurato che non faranno mancare il loro sostegno - si legge nella mozione -. Numerose le testimonianze di vicinanza di aziende e di privati. Quando saranno ultimati i primi lavori di sgombero e tornerà il silenzio sarà importante, come detto da Wanda Dadò, sindaca di Cevio e Gabriele Dazio, sindaco di Lavizzara, non lasciare sole le autorità locali, che rimarranno al fronte anche dopo questi giorni drammatici. Gli eventi di queste ultime settimane nel Moesano, in Vallese, in Ticino e in particolare in Valle Maggia, senza parlare della Svizzera Romanda, di Basilea o della vicina Italia, hanno messo in evidenza la particolare fragilità delle regioni alpine, e non solo, quando sono confrontate alla manifestazione violenta e intensa dei fenomeni meteorologici estremi.
Sempre più frequenti ed intensi a causa del riscaldamento climatico di origine antropica, particolarmente pronunciato nel nostro paese. Infatti, secondo MeteoSvizzera, la temperatura in Svizzera è già aumentata di 2,8 °C 1, ossia più del doppio della media globale (1,3 °C) rispetto al periodo preindustriale. Gli anni dal 2015 al 2023 sono stati i più caldi dall’inizio delle misurazioni. Si ricorda inoltre che più l’aria è calda, maggiore sarà il quantitativo di vapore acqueo che può contenere e di conseguenza maggiore sarà il potenziale di forti precipitazioni.
Ad esempio a 20 °C, un volume di 1 metro cubo di aria può contenere al massimo 17,3 grammi di acqua; a 30 °C può contenerne 30,4 grammi; mentre a 40 gradi addirittura 50,7. Il mutamento climatico causato dall’uomo ci mette di fronte a eventi estremi sempre più intensi e frequenti. Indipendentemente dalla capacità di ridurre in tempo utile le emissioni globali climalteranti per evitare cambiamenti di una portata tale da mettere in pericolo la nostra civiltà, è già sin d’ora evidente che dobbiamo far fronte a eventi estremi mai visti a memoria d’uomo nelle nostre regioni.
Questo deve motivarci a muoverci velocemente, non solo per proteggere beni e infrastrutture e ridurne al minimo i relativi danni, ma anche e soprattutto per salvare vite. Uno sforzo importante di adattamento al mutamento climatico è quindi indispensabile. Altrettanto indispensabile è avere delle opzioni di finanziamento per danni infrastrutturali che non si sono potuti evitare e che non sono coperti dalle assicurazioni. Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che prevenire costa meno di curare e che l’inazione ha dei costi che non possiamo permetterci. Solo per fare un paio di esempi: i danni nel nubifragio registrati nel Moesano, per il solo territorio di Lostallo, sono valutati a 38 milioni di franchi mentre quelli assicurati per la grandinata del 25 agosto del 2023 nel Locarnese superano i 300 milioni di franchi (senza contare quelli non assicurati), il che corrisponde all’1% del PIL del Cantone.
Rileviamo infine che il PECC (Piano Energetico e Climatico Cantonale) nella sua versione iniziale messa in consultazione era piuttosto vago nel campo dell’adattamento al mutamento climatico. Sono invece necessarie misure concrete sin da subito.
Il Gruppo dei Verdi del Ticino ritiene che sia necessario agire con urgenza secondo le seguenti direttrici
● investire di più e più velocemente nella decarbonizzazione per limitare il più possibile la nostra componente di mutamento climatico di origine antropica;
● investire subito nell’adattamento delle infrastrutture all’evoluzione dei mutamenti climatici già in corso e già previsti, ridefinire le zone di pericolo in funzione dei mutati pericoli e della vulnerabilità della nostra società e di conseguenza ripensare anche l’uso del territorio. Stesso discorso vale per quanto riguarda l’adattamento ad eventi estremi termici (riduzione delle isole di calore e protezione della popolazione anziana vulnerabile).
● Investire maggiormente nei sistemi di prevenzione e previsione dei pericoli naturali e degli eventi estremi (allerte meteorologiche, allerte idrogeologiche, allerte e consulenza sanitaria, sistemi efficaci di monitoraggio e comunicazione dei pericoli in arrivo) Per fare questo e per contribuire a ripristinare infrastrutture danneggiate dagli eventi estremi rendendole adatte ai mutati pericoli ci vogliono le necessarie risorse economiche. Visto che sono in gioco anche delle vite umane questo settore non può subire la logica dei tagli lineari.
Chiediamo quindi al Consiglio di Stato la creazione immediata di un fondo per il clima, per l’adattamento, per la previsione e la prevenzione dei pericoli naturali a beneficio del Cantone, dei Comuni, dell’economia e dei privati. Il fondo viene alimentato con un contributo annuale (di almeno il 2 per mille del PIL Cantonale 2 ) vincolato per interventi di adattamento al mutamento climatico.
Nella misura in cui fosse necessario, il Consiglio di Stato deve chiedere l’aiuto della Confederazione per contribuire a riempire il fondo. Il finanziamento annuale destinato al fondo non deve ridurre le spese e gli investimenti nel campo sociale, nella sanità e nella formazione, nella protezione dell’ambiente e nella transizione ecologica. Se fosse necessario aumentare la pressione fiscale per finanziare il fondo questa non potrà avvenire a scapito del ceto medio e medio- basso. Almeno il 50% del contributo annuale riversato nel fondo deve essere investito in misure di adattamento. Il rimanente può essere usato per far fronte a calamità già successe e ripristinare infrastrutture compromesse. Il fondo può finanziare direttamente le opere o coprire interessi e ammortamenti dei crediti richiesti".