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06.11.2024 - 16:210

Le bombe di Dadò: "In Ticino c'è chi guida l'auto a fari spenti"

Il discorso del presidente del Centro al Comitato cantonale: "E i nodi stanno venendo al pettine, ad uno ad uno, con i relativi disastri per la nostra comunità"

di Fiorenzo Dadò (estratto dall'intervento al comitato cantonale) *

Purtroppo da tempo si ha la sensazione che in Ticino c’è chi stia guidando l’automobile a fari spenti, in un buio che è reso profondo dall’improvvisazione, dalla mancanza di obiettivi, e dalla sostanziale mancanza di coinvolgimento dei cittadini, a cui si aggiunge la superbia del primo della classe. E i nodi stanno venendo al pettine, ad uno ad uno, con i relativi disastri per la nostra comunità.

Se un consigliere di Stato che guida con un presunto stato in ebrietà e potrebbe aver ricevuto un trattamento di favore, invece di spiegarsi subito si nasconde e una volta scoperto assume un mastino del foro per minacciare i giornalisti, e a pagare e venir processati sono dei poliziotti, cosa devono pensare i cittadini?

Se nella Giustizia ticinese, la cui incuria è evidente e per la quale nessuno se n’è occupato, si sta inscenando una guerra fratricida, con un giudice che invece di occuparsi di crimini si prodiga a spedire foto di peni giganti e bambini che leccano i maiali, cosa devono pensare i cittadini?

Se un terreno pagato all’Esercito ben 16 milioni di franchi per costruire un nuovo ospedale, spacciato dal Governo al Gran Consiglio come l’affare del secolo, salta fuori che non è edificabile e siamo stati ingannati, cosa devono pensare i cittadini e i bellinzonesi. 

E saremmo noi a delegittimare le Istituzioni?

Che non si giri il bambino nella culla gettando fumo sulla verità. I responsabili di queste e altre situazioni che se ne assumano le responsabilità.

Di fronte a questi e altri errori che stanno penalizzando i cittadini, nessuno prova vergogna, nessuno arrossisce, nessuno se ne assume la responsabilità politica, che è sempre, rigorosamente e sistematicamente, scaricata su qualcun d’altro; di solito un funzionario in pensione o un pesce piccolo e sacrificabile della gerarchia; se va bene, dato che non può più difendersi, su un morto.

Per contro, chi osa avere opinioni diverse o solleva un dubbio è visto con sospetto, chi si oppone con argomenti viene insultato, chi osa togliere il coperchio a qualche pentola puzzolente, è da intimidire con il dileggio e la minaccia.

È questo atteggiamento antidemocratico e non consono alle tradizioni ticinesi che non può più essere accettato e che tutti i politici dovrebbero seriamente rifiutare con coraggio, senza alcun timore.

Il Ticino è la terra di tutti, i soldi dello Stato sono i soldi dei cittadini, l’immagine del Ticino nel resto della Svizzera è l’immagine, la faccia di tutti noi.Per questo sono beni preziosi, che vanno curati con sentimento, il dialogo e il rispetto delle opinioni altrui.

A contare continuano e continueranno ad essere i fatti, quel che viene realizzato, la qualità e onestà del proprio operato, la risposta concreta che viene data ai problemi della gente e della comunità.

E a contare c’è anche e sempre l’esempio che diamo agli altri, cosi come ci hanno insegnato i nostri antenati e i padri della nostra Patria. 

Il politico non è né un superuomo né un santo, e non si può chiedere a nessuno di essere acqua e sapone come nel mondo dei fumetti. Se si sbaglia, si può chiedere scusa e di solito si viene perdonati.

Siamo tutte persone con le nostre debolezze e possiamo anche sbagliare, ma certi andazzi, certi modi disinvolti di fregarsene degli sbagli e di interpretare il ruolo importante che ricopriamo, danneggiano pesantemente l’immagine delle Istituzioni facendo vacillare sempre più la fiducia dei cittadini nei confronti dello Stato e della Giustizia.

Disinteresse, disaffezione, scarsa partecipazione alla vita comunitaria, sfiducia nell’azione dello Stato, seguita dalla proliferazione di movimenti popolari e di protesta, sono solo alcuni dei sintomi preoccupanti sotto gli occhi di tutti.

Di fronte a certi malandazzi e a questo menefreghismo che vediamo persino in Magistratura, non va biasimato il cittadino che si allontana dalle Istituzioni, semmai va capito. 

Il Centro, quindi tutti noi, proprio e ancor di più per il successo ottenuto nelle elezioni e per il ruolo di secondo partito cantonale che ci è stato affidato, non può chiudere gli occhi ma deve continuare con la sua politica della trasparenza, a difesa dei valori come la decenza, il buonsenso e il rispetto che ogni cittadino merita, senza lasciarsi intimidire e tanto meno lasciarsi insultare. 

Noi crediamo che solo in questo modo, la politica e i politici posso tornare ad essere i timonieri affidabili e riconosciuti dalla popolazione in una democrazia diretta come la nostra. 

* presidente del Centro

 

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