Il Gran Consigliere: "Dispiace che il Consiglio di Stato non si renda conto della profonda ferita alla fiducia del popolo nella Giustizia"
*Di Tuto Rossi
Leggiamo con stupore che il Consiglio di Stato si è arrogato il diritto di nominare la signora Krizia Kono-Genini quale Giudice dei Provvedimenti Coercitivi supplente straordinario. Secondo la Costituzione del Cantone Ticino, la nomina dei magistrati è di competenza esclusiva del Gran Consiglio.
Soltanto in situazione di straordinaria emergenza il Consiglio di Stato è abilitato a nominare d’urgenza un giudice temporaneo per evitare il blocco di un Tribunale. Tuttavia, presso il Tribunale dei Provvedimenti Coercitivi non c’è mai stata nessuna emergenza: nessun Giudice dei Provvedimenti Coercitivi è stato licenziato, nessun pene gonfiabile è mai stato pescato nella rete di internet, e nessun Presidente si è dimesso per malattia.
Semplicemente, il Giudice dei Provvedimenti Coercitivi Paolo Bordoli, invece di candidarsi normalmente al bando di concorso pubblicato dopo le dimissioni del Presidente Ermani, ha stranamente deciso di farsi nominare Giudice penale straordinario approfittando dell’emergenza sopravvenuta presso il TPC per l’assenza di 3 giudici su 5. E adesso Paolo Bordoli afferma di non essere più in grado di fare anche il Giudice dei Provvedimenti Coercitivi.
Ma allora doveva rimanere al suo posto, evitando di mettere in difficoltà anche il Tribunale dei Provvedimenti Coercitivi! Nessuno sa se il giudice Bordoli temeva di non vincere il concorso regolare, e quindi ha voluto creare una situazione di inamovibilità rendendo impossibile la sua non-nomina dopo un anno come giudice straordinario. Sappiamo però che i Consiglieri di Stato sono troppo intelligenti per non averlo pensato e per non pensare che così pensa tutto il Ticino.
In ogni caso, la creazione da parte del Consiglio di Stato di un’emergenza falsa presso il GPC per risolvere un’emergenza vera presso il TPC in modo da aggirare il potere di nomina del Gran Consiglio costituisce una frode alla Costituzione. Dispiace che il Consiglio di Stato non si renda conto della profonda ferita alla fiducia del popolo nella Giustizia inferta dal lungo e furibondo litigio fra i giudici del TPC.
Dispiace che invece di imbracciare rigore e umiltà per ridare fiducia nelle Istituzioni, il Consiglio di Stato preferisca i giochetti di palazzo per sistemare le sue pedine incurante del bene comune. Ho chiesto al segretariato della Commissione Giustizia del Gran Consiglio di preparare per lunedì mattina gli strumenti giuridici necessari per ricomporre questo vulnus alla Costituzione cantonale.
*Avvocato e Gran Consigliere UDC