POLITICA E POTERE
L'UDC e la linea rossa anti Zali. Morisoli dice tutto
Scoppiettante intervista al capogruppo UDC: "L'alleanza con la Lega così non sta più in piedi. I due ministri leghisti insufficienti"
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di Andrea Leoni

LUGANO - Un veto inaccettabile. È questa la risposta della Lega all’UDC - tramite le parole di Boris Bignasca e Daniele Caverzasio al Corriere del Ticino - rispetto alla richiesta democentrista di non ricandidare Claudio Zali alle prossime elezioni cantonali. Più che una richiesta, una condizione sine qua non, quella posta dal partito guidato da Piero Marchesi all’alleato di via Monte Boglia. Un requisito per poter rinnovare l’alleanza tra i due partiti in vista della prossima tornata elettorale. Altrimenti salta tutto ancora prima di cominciare a discutere. 

Ma quanto è decisiva, per l’UDC, questa linea rossa anti Zali? E quali sono le ragioni che hanno spinto i democentristi a tracciarla con così tanta determinazione, a costo di far naufragare il matrimonio con la la Lega? Lo abbiamo chiesto al capogruppo in Gran Consiglio Sergio Morisoli: “Innanzitutto bisognerebbe chiedersi quanto sia sensato che si ripresentino due ministri che alla fine di questa legislatura saranno rispettivamente in carica da 16 anni, Gobbi, e da 14 anni, Zali. Per realizzare i loro progetti hanno avuto tutto il tempo e sarebbe dunque logico che uno dei due si facesse da parte per lasciare il posto a qualcun altro. A meno che questa doppia candidatura non sia fatta soltanto per sbarrare la strada dell’Esecutivo all’UDC”.

Ma il vostro veto è su Zali, non su Gobbi, che pure siede in Governo da più anni.
“Norman ha bruciato tutti sul tempo, annunciando la ricandidatura con largo anticipo. Norman poi è politicamente più furbo perché, almeno di facciata, si propone come un ministro che incarna la linea politica dell’area Lega-UDC. Zali, invece, in maniera del tutto onesta e trasparente, rifiuta qualsiasi vicinanza con le nostre idee, dimenticandosi però che su quella sedia ci è seduto solo grazie ai voti dell’UDC. E questo nonostante sappia far di conto”.

Gobbi furbo, Zali distante, dice lei. Vede insomma un problema politico di fondo con i due ministri leghisti.
“Mi limito a segnalare che tutto quanto esce dal Governo è sottoscritto dai due leghisti ed è tendenzialmente contrario alla nostra linea politica. E parlo di finanze, fisco, scuola, socialità, ambiente, investimenti….Ma anche sulle proposte in entrata verso il Governo, come le numerose iniziative e mozioni che abbiamo presentato, anche insieme alla Lega, da parte loro non c’è neppure la volontà di entrare in materia. Agiscono esattamente come gli altri Consiglieri di Stato.
Mi lasci aggiungere che non abbiamo mai preteso sedie nel parastato perché senza siamo più liberi, ma tra cugini almeno il gesto di offrircele…mai successo. Alla luce di tutto questo, dopo due legislature ti chiedi che senso abbia”

E cosa si risponde?
“Che così non sta più in piedi, che l’alleanza non funziona. Come UDC abbiamo bisogno di uno sbocco nell’Esecutivo per cercare di realizzare le nostre politiche, anche perché la via del Parlamento limita di molto l’efficacia nel poter agire concretamente. In Svizzera funziona così”. 

Ma da UDC, qual è il giudizio politico sul tandem leghista Zali-Gobbi?
“Se devo giudicarlo in funzione dei nostri obbiettivi politici, non arrivano alla sufficienza, sull’arco di 8 anni. Quindi, ancora una volta, c’è da porsi la domanda: a che pro?”

E ancora una volta: cosa si risponde?
“Che la Lega dovrebbe lasciare un posto in Governo alle prossime elezioni. La realtà dei fatti lo richiede. Non si può dire “o due leghisti o niente”, perché questo significa che sono disposti a perdere un seggio pur di non fare entrare l’UDC. È matematica”.

Per finire, con questi chiari di luna quante possibilità vede di arrivare a un accordo?
“Penso che queste schermaglie siano molto utili perché siamo lontani dalle elezioni e permettono a tutti di mettere a fuoco la posta in gioco. Io resto speranzoso. La scelta è tra disperdere un patrimonio che con fatica abbiamo costruito insieme in questi anni, di fatto regalandolo agli altri, oppure tornare alla ragionevolezza e comprendere che nell’evoluzione dell’area Lega-UDC, dopo 16 anni di tandem leghista in Governo, è il momento che possa entrare anche un democentrista nel duo. Questo a livello di negoziato perché poi, come partito, abbiamo una struttura e dei passaggi interni obbligati che dovranno ratificare o meno un possibile accordo. Loro, da questo punto di vista, sono più liberi”.

 

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