L'ANALISI: Essendo un "remake", la manifestazione non può sfuggire a un confronto con quella di 22 anni fa. Ecco che cosa è mancato
di Marco Bazzi
Non so se la Carovana-bis sia stata un flop. Di sicuro non aveva nulla a che vedere con la protesta di 22 anni fa, che ho seguito e vissuto dall’inizio alla fine come cronista.
In confronto alla potenza esplosiva della Carovana della libertà del luglio ’91 è apparsa scialba. Senz’anima. Stanca. È stata un po’ un ‘voglio ma non posso’. O non oso…
Il venerdì alle 16 non erano né il giorno né l’ora migliore per organizzarla: molta gente, anche se siamo in luglio, lavora. Meglio sarebbe stato organizzarla di sabato.
Il percorso scelto non aveva un gran senso. La salita verso Airolo, con partenza da via Monte Boglia, è stata inutile, e la discesa è iniziata troppo tardi. Infatti, nonostante per un buon tratto la Carovana abbia occupato entrambe le corsie marciando tra i 40 e i 50 all’ora i riflessi sul traffico non sono stati paragonabili a quelli di 22 anni fa. L’unico denominatore comune saranno le probabili multe per perturbamento del traffico.
Forse, se proprio si voleva farla in settimana, bisogna aveva il coraggio di infilarsi nell’imbuto che si crea ogni venerdì a sud di Lugano. O tagliare la testa al toro, lasciar perdere la sfilata e andare al nocciolo del problema: bloccare una dogana, per esempio.
Occorreva stabilire anche obiettivi più chiari, chessò, padroncini e frontalieri, per esempio, il tema del lavoro. Invece non si è capito bene contro cosa è stata organizzata questa Crovana-bis. ‘Berna che non ascolta il Ticino’ è un po’ vago, ed è un tema trito e ritrito, che non suscita passione popolare.
Mentre quella del ’91 era un protesta contro un provvedimento concreto che toccava tutti e che nessuno voleva: gli 80 all’ora in autostrada imposti da Berna.
Poi, è chiaro, mancava Giuliano Bignasca, mancava Flavio Maspoli. Mancava l’entusiasmo rivoluzionario che pochi mesi prima aveva fatto nascere la Lega. Infatti, ieri, è mancata la “gente comune”: i partecipanti erano tutti esponenti della Lega.
Mancavano tanti ingredienti importanti. Ed essendo un remake – per quanto celebrativo – è impossibile sfuggire al confronto con 22 anni fa. E il confronto appare abbastanza impietoso. Ora si può dire che la Carovana-bis sia stata un flop o dire che è stata un successo, perché ha avuto riscontri mediatici, coperta con tanto di dirette televisive e di immagini girate dall’elicottero. Come sempre, dipende dai punti di vista.
Poi c’è il tema istituzionale: oggi la Lega ha la maggioranza relativa in Governo e nel Municipio di Lugano. Due consiglieri di Stato, uno dei quali responsabile della Polizia, e tre municipali, uno dei quali sindaco. Abbiamo visto Michele Barra sfilare per un breve tratto a Bellinzona per salutare i manifestanti. E Lorenzo Quadri partire da via Monte Boglia e tornare indietro all’uscita di Rivera. Entrambi avevano impegni, d’accordo. Ma non c’erano né Marco Borradori né Michele Foletti, che fu tra i promotori della protesta di 22 anni fa. E Norman Gobbi è in vacanza, lontano dal Ticino. Ma se fosse stato qua avrebbe avuto l’imbarazzo di sfilare a 40 all’ora davanti ai radar dei “suoi” poliziotti.
Ognuno avrà avuto i suoi impegni e i suoi motivi. Ma dietro a queste assenze si legge anche un certo disagio, un certo sfilacciamento all’interno della Lega. Forse la Carovana di ieri è lo specchio della Lega di oggi.