Il direttore di BancaStato: "Le tariffe annunciate martedì potrebbero non essere scolpite nella roccia. Ma se durassero..."
Fabrizio Cieslakiewicz che effetti prevede sull’economia svizzera e quanto è preoccupato da 1 a 10 per i dazi imposti da Donald Trump?
“Difficile rispondere con un punteggio. È innegabile che l’applicazione di dazi doganali da parte di un Paese così importante per la nostra economia genera preoccupazione. Attualmente regna l’incertezza e questo da diversi punti di vista. I dazi di Trump, quantomeno quelli annunciati il 2 aprile, non colpiscono il comparto farmaceutico, che da solo rappresenta la metà circa delle nostre esportazioni. E ciò è una “bella notizia” nella “brutta notizia”. I dazi sono indirizzati al resto, dunque ad esempio al settore metallurgico o meccanico. Sono, per le aziende coinvolte, dazi pesanti, per i quali comunque occorrerà un minimo di tempo affinché gli effetti negativi si manifestino nel concreto. Ad ogni modo Trump non ha escluso che in futuro possano essere applicati anche dazi sui prodotti farmaceutici, e questo aggiunge incertezza al momento attuale che è già piuttosto turbolento. Ma l’incertezza è anche dovuta al fatto che Trump, dal suo insediamento, ha già utilizzato i dazi come arma negoziale, implementandoli e poi modificandoli a seguito delle trattative intavolate con le controparti. Le tariffe annunciate martedì potrebbero quindi non essere scolpite nella roccia, e l’auspicio è possano essere quantomeno ridimensionate siccome, se invece durassero, potrebbero effettivamente generare impatti negativi sulla crescita economica svizzera che, di per sé, ha già il fiato corto”.
Come giudica la reazione del Consiglio federale?
“Ritengo che una posizione attendista sia la via più equilibrata da seguire. Come detto, la metà delle nostre esportazioni riguarda beni, quelli farmaceutici, che non sono toccati dai dazi statunitensi. Qualora reagissimo, il rischio potrebbe essere quello di innescare una controreazione che toccherebbe le nostre industrie farmaceutiche. L’impressione è che ci si voglia sedere attorno a un tavolo per capire come trattare”.
In questa fase così incerta e delicata che ruolo giocheranno secondo lei le banche, e quali consigli si sente di dare ai piccoli investitori?
“Il mio più grande consiglio ai piccoli investitori è quello che vale in ogni momento, ovvero di avvalersi, a loro volta, dei consigli del proprio consulente bancario, capace di affrontare anche simili periodi storici con professionalità e affidabilità. Le banche continueranno sempre e comunque a svolgere il loro cruciale ruolo di partner sia per gli attori individuali sia per quelli aziendali che compongono il nostro tessuto economico”.