ANALISI
Marco Bazzi: "Museo delle culture: Madame Brignoni, il Municipio e il direttor Campione. Ma chi è ancora in sintonia con lui?"
L'ANALISI - Dopo le critiche della vedova del donatore si moltiplicano gli interrogativi: dai 33'000 franchi di biglietti incassati al mandato di comunicazione da 50'000 franchi a Scuderi

di Marco Bazzi

LUGANO – Le cifre sono impietose: il Museo delle culture – noto anche come “Museo delle carabattole” - costa a Lugano quasi un milione e mezzo di franchi all’anno. Il consuntivo 2012 parla chiaro: 1,6 milioni di uscite contro 166'000 franchi di entrate. La vendita dei biglietti di entrata al Museo (tra collezione permanente ed esposizioni temporanee) ha fruttato, secondo i dati pubblicati, 33'000 franchi. Così, facendo una media tra tariffa intera (12 franchi) e ridotta (8) possiamo dire che nel 2012 il Museo è stato visitato da circa 3'000 persone.

È chiaro: si tratta di una collezione di nicchia, e la sede lontana dal centro - Villa Heleneum in via Cortivo, lungo la strada che porta a Gandria -, non contribuisce certo a incrementare il pubblico. Anche la scelta di alcune mostre temporanee non crea sicuramente tafferugli alla biglietteria. Attualmente è in corso la mostra dell’artista filippino Ronald Ventura.

Il direttore del Museo, Francesco Paolo Campione, difende a denti stretti la sua politica. Ma ci sono molte cose che non convincono. Nei giorni scorsi la stessa Marlyse Haller Brignoni, vedova dell’artista che nel 1985 donò a Lugano la collezione di arte etnica e tribale su cui si fonda il museo, è uscita allo scoperto e non ha nascosto di non essere in sintonia con Campione.

Anche all’interno della Commissione scientifica del Museo non c’è unanime sostegno al direttore, per non dire del Municipio di Lugano, dove le critiche si sprecano, più o meno sussurrate, da parte di diversi membri. Bisogna quindi porsi la domanda: ma con chi è, oggi, in sintonia, Francesco Paolo Campione?

Su una cosa il direttore ha ragione e l’ha ribadita in una recente intervista a un periodico ticinese: “Non sono carabattole”. D’accordo, ma non è nemmeno il suo museo. Ed è forse tempo che il Municipio di Lugano indichi una linea chiara anche sui risultati e sulla politica della direzione Campione. Il Municipio, per esempio, ritiene che quel Museo debba avere, come ha oggi, 20 collaboratori e cinque ricercatori a tempo pieno?

Tornando a Madame Brignoni, la vedova dell’artista ha rilanciato un’idea che venne avanzata alcuni anni fa da Rudy Chiappini, allora direttore dei Musei luganesi: vendere i pezzi meno pregiati della collezione e prestare quelli più preziosi.

La signora ha le idee chiare: “I pezzi più preziosi della collezione andrebbero prestati al Musée du quai Branly a Parigi. Tolti questi oggetti, che resterebbero comunque di proprietà di Lugano, tutto il resto andrebbe venduto con questa ripartizione: 50% alla Città per sostenere l’arte, 25% alla Fondazione Brignoni e 25% per organizzare le mostre di mio marito Serge. Oggi sono molto delusa... mais attention je suis toujours Madame Brignoni”.

Intanto il Municipio, che per far quadrare i bilanci è costretto anche a piccole e impopolari acrobazie di risparmio, come chiudere i gabinetti pubblici, sgombrare i daini del Tassino o aumentare le rette delle mense scolastiche, ha deciso che, appena possibile venderà Villa Heleneum. Per far cassa, s’intende. Anche se non è come vendere un panino.

Di fronte a questa ipotesi Campione avrebbe suggerito di trasferire la collezione a Villa Ciani, ma gli è stato detto di no. Al massimo si potrebbe integrarla nel futuro museo del Lac. Ma forse la soluzione migliore è quella suggerita da Madame Brignoni. Che ovviamente a Campione non piace perché questa via renderebbe inutile il suo ruolo.

Ad alimentare le polemiche sul Museo delle culture hanno contributo nelle ultime settimane altri due elementi: l’accordo siglato con il Museo d’arte orientale di Torino (che ha scatenato una bufera politica anche nel capoluogo piemontese); e il mandato di comunicazione da 50'000 franchi attribuito dal Municipio alla società di comunicazione Capitale Cultura (italiana, con filiale a Massagno) del consulente ed esperto d’arte Antonio Scuderi. Poi è venuto fuori che Scuderi ha un analogo mandato anche dalla Fondazione dei musei di Torino.

Il mandato era talmente poco chiaro che alcuni municipali giurano di non essersi nemmeno accorti di averlo conferito. Ed è proprio la mancanza di chiarezza che caratterizza da anni la gestione del Museo delle culture, a partire dal ruolo di chi lo dirige, che nel contempo fa il consulente per altri musei italiani e il docente universitario.

La domanda che si pongono molti cittadini luganesi, ai quali verranno presto chiesti rilevanti sacrifici anche sul piano fiscale, è: ma il Municipio sta facendo davvero di tutto sul fronte dei risparmi? È normale che si “caccino” i daini dal Tassino e al tempo stesso si stanzino 50'000 franchi per un piano di comunicazione del Museo delle culture, nemmeno coperto dalle entrate annuali dei biglietti?

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