ANALISI
Lega e UDC vittime della sindrome di Bruxelles: sembrano carillon ingrippati
Il discorso anti-europeista e anti-italiano, bandiera dei partiti di destra, sta venendo a noia. Ci sono altri temi che interessano ai ticinesi

di Andrea Leoni

Il rapporto della Svizzera con l’Unione Europea, è per il  Canton Ticino il principale tema politico da moltissimi anni a questa parte. E le ormai prossime elezioni federali non fanno eccezione. Ciò è dovuto essenzialmente al fatto che dai contratti in essere con l’UE, in particolare la Libera circolazione delle persone, derivano tutta una serie problematiche che sfociano in diversi ambiti. Dal mercato del lavoro al traffico. Dallo sviluppo economico al sostentamento del welfare.

Chi scrive, pur non avendo mai scelto la destra alle elezioni, ha sempre votato a favore di tutte quelle iniziative volte a tenere il più separati possibili i destini della Svizzera da quelli dell’Unione Europea. Dell’Unione Europea, sottolineo, e non dell’Europa che è casa nostra e delle cui radici culturali vado orgoglioso.

Detto questo il discorso anti-europeista e anti-italiano, bandiera dei partiti di destra, sta venendo a noia. Lega e UDC sono vittime di un riflesso pavloviano, di quella che potremmo definire una sindrome di Bruxelles. Oramai gli esponenti di queste forze politiche, su qualunque cosa vengano interpellati, dalle armi atomiche al brasato, rispondono come dei carillon ingrippati, appellandosi a parole d’ordine ormai consunte a furie di ripeterle ossessivamente: accordo quadro, autodeterminazione, bilaterali e via di questo passo.

Vi è come una sorta di "autismo politico", che confina, anzi soffoca, la proposta politica delle destra in una gabbietta: il clima? E ma i frontalieri; l’AVS? E ma il miliardo di coesione all’UE; l’imposta di circolazione? E ma gli automobilisti con targhe straniere. Ma che palle!

La scorciatoia di dare sempre e comunque la colpa all’Unione Europea, cioè agli altri, poteva essere buona inizialmente. Ma dopo 10 anni, almeno, di costante riproposizione di questa strategia, ciò che si può per lo meno desumere è che la stessa non abbia funzionato, considerati i risultati.

Con questa politica l’UDC ticinese, e soprattutto la Lega, rinunciano a una parte della propria identità. I ticinesi non hanno solo il problema dell’Europa, ma dei premi delle casse malati, delle imposte troppo alte e delle nuove tasse, di una burocrazia sempre più soffocante, della formazione, della sanità, dell’invecchiamento della popolazione.

Ecco, quali sono su questi temi centrali le proposte concrete della destra? Riuscite a buttarle giù senza citare neppure una volta l’UE o l’Italia?

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