ANALISI
La Lega e la scelta di Piccaluga
Il coordinatore in pectore è istintivamente leghista. Ha un animo popolare ed è umile. Ma ha tanta polenta da mangiare....
© Ti-Press / Pablo Gianinazzi
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di Andrea Leoni

Né Alessandro Mazzoleni, né Gianmaria Frapolli. Norman Gobbi, in accordo con il suo “ufficio presidenziale”, ha designato per la sua successione a coordinatore della Lega un altro vice, il meno atteso, Daniele Piccaluga. Il meno atteso, probabilmente il meno pronto, ma quello in cui può rivedersi di più, almeno all’origine: un Little Norman.

Deputato in Gran Consiglio alla prima legislatura, dopo una fulminea affermazione a livello comunale a Monteceneri, il Picca, così come lo chiamano tutti, si è conquistato con caparbietà un posto in Parlamento alla prima campagna elettorale. Volto nuovo della Lega, benedetto e sostenuto anche dai vertici, e subito incasellato come vice di Gobbi alla testa del Movimento. Dopo un inizio incoraggiante sulla scena cantonale, però, complice anche qualche acciacco, è sparito dai radar. Oggi il prepotente ritorno sotto le luci della ribalta, addirittura al vertice della Lega. Prima di lui, val la pena ricordarlo, ci sono stati solo Giuliano e Attilio Bignasca e Norman Gobbi. E basta. 

Scritta così sembra la storia di un predestinato. Subito in Gran Consiglio e subito presidente del partito di maggioranza relativa in Governo. Tutto, troppo, subito? Non per forza, ma l’ascesa è di quelle vertiginose ed esserne all’altezza non sarà semplice.

Se escludiamo Roberta Pantani, la cui storia politica e famigliare parla, tra i vice Piccaluga è quello più istintivamente leghista. Ha un eloquio e una gestualità che può far presa facilmente sulla base. Ed è vero, come sottolineato dai vertici leghisti nel proporre la sua nomina, che è uomo di terroir e questo può essere un valore importante in un’ottica di ricostruzione e rilancio del Movimento. Ha l’età giusta per assumere la carica, è una persona affabile, simpatica, sprizza generosità. Ha un animo popolare con il quale è semplice entrare in sintonia. È quello che incontri alla sagra o a carnevale e ti offre la birra, per capirci. E poi ci fai due ghignate. Daniele Piccaluga è una persona umile, il che non guasta mai, e certamente questo tratto caratteriale gli sarà molto utile nei suoi primi passi alla guida del Movimento.

Detto questo ha chili di polenta da mangiare. È molto acerbo politicamente. Gli mancano competenze e anche un’infarinatura storica, quest'ultima davvero importante per calibrare le mosse e leggere le trame e le connessioni della politica. Anche dal profilo mediatico deve crescere molto. Gli altri, avversarsi e cugini, non staranno ad aspettarlo. Molta della sua crescita dipenderà dai compagni di viaggio che sceglierà per il suo Ufficio presidenziale e dal sostegno che saprà guadagnarsi nel popolo leghista, metro dopo metro. Molti lo dipingeranno dal giorno 1 - se lo aspetti - come il burattino di Gobbi e di altri colonnelli leghisti. Diranno che non è lui, in realtà, a prendere le decisioni importanti, quelle che contano per davvero. Toccherà a lui, e a lui soltanto, dimostrare autonomia di pensiero attraverso le scelte che farà.

E di decisioni importanti da prendere, ce ne sono molte. C’è un movimento sbiadito, con un profilo politico trasparente, nella morsa tra governabilità e avanzata democentrista, da disincagliare e innervare. Se lo segni: inizialmente verrà “pesato” proprio dal modo con cui si rapporterà al Governo e all’UDC.

Infine, un consiglio non richiesto da vecchia zia pedante: studi, studi molto, non risparmi energie nell’apprendere tutto quello che può da chi ne sa più di lui e ovunque trovi sapere e conoscenza. La preparazione è sempre un salvagente nei momenti di difficoltà che giocoforza verranno. Auguri e buon lavoro.

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