SECONDO ME
Progetti stradali e referendum, Amanda Rückert: “Fatta salva la democrazia diretta, mi chiedo se non sia giunto il momento di cambiare le regole del gioco”
La deputata: “Mi domando se sia giusto che gli elettori del Mendrisiotto e del Luganese debbano contribuire a determinare le sorti di un progetto che riguarda principalmente chi abita e lavora tra il Locarnese e il Bellinzonese"

di Amanda Rückert *

 

Da quando mi interesso alla cosa pubblica e vivo il nostro territorio ho assistito alla nascita di diversi importanti progetti per il nostro Cantone e per il suo futuro, ma ho anche visto anche tante opposizioni e troppi progetti bloccati da anni e che faticano a decollare, nonostante siano giudicati indispensabili per il benessere della popolazione. Soprattutto quando si tratta di grandi opere ed in particolare di nuove strade, il dibattito è sempre animato.

 

Ben vengano il sano confronto e la ricerca di soluzioni che possono trovare il più ampio consenso possibile, ma la sensazione spesso è che le voci contrarie siano finalizzate al solo ostruzionismo, alla salvaguardia di interessi particolari e personali o a fini elettorali. Penso alla circonvallazione del Malcantone o alla Variante 95, che avrebbe dovuto garantire un collegamento veloce tra il Locarnese e l’autostrada A2 e affossata dieci anni fa: progetti bloccati a lungo anche perché tra i vari oppositori molti ostruzionismi strumentali, che fanno perdere tempo e risorse. Oppure al referendum - fortunatamente fallito - contro il semisvincolo autostradale di Bellinzona. O ancora alla rete Tram-Treno del Luganese, che pur avendo incassato il parere positivo di tutti i competenti uffici cantonali e federali coinvolti ed il plebiscito da parte del Parlamento, è stato oggetto di polemiche. Fortunatamente invece, gli oppositori al progetto di 15 milioni per la posa di semafori sulla Agno-Ponte Tresa e per il potenziamento di alcune rotonde nel Basso Malcantone sono rimasti in minoranza e il piano potrà dunque essere implementato.

 

Ma le opposizioni non emergono solo quando si tratta di grandi opere. In queste settimane è in corso la raccolta firme contro il credito di 3,3 milioni votato dal Gran Consiglio per la rete semaforica sul piano di Magadino che - secondo gli esperti del settore - dovrebbe rendere più fluido il traffico in attesa del collegamento tra A2-A13.

 

Personalmente e come la maggioranza dei deputati, ho votato a favore di questo intervento, approfondendo il dossier per quanto mi è possibile come politica di milizia, ma anche interagendo con professionisti competenti e - certo - dando anche fiducia agli ingegneri del traffico coinvolti dal Governo che hanno studiato il problema e proposto soluzioni sulla base di studi scientifici. Comunque, contro quel progetto e il relativo credito è stato lanciato un referendum e mi rendo conto che già di per sé l’idea dei semafori rischia di essere perdente a livello popolare. Da luganese potrei dire: “Ma chi se ne frega, si arrangino poi i locarnesi, io per quella strada transito raramente e quei 3,3 milioni potrebbero fare comodo alle strade della mia regione, pure costantemente intasate dal traffico”.

 

Ed è proprio questo il punto: da deputata eletta dal popolo, cerco di fare gli interessi di tutti i ticinesi, indipendentemente dalla regione in cui vivono o in cui hanno i propri interessi. E indipendentemente dalla regione in cui abito io. Certo, il luganese è la regione nella quale vivo da sempre e che conosco meglio, ma l’attenzione dell’azione politica deve essere rivolta agli interessi della popolazione di tutto il Cantone: questo vale per le strade così come per i progetti per il quale siamo chiamati ad approvare crediti milionari.

 

Allora, fatti salvi i sacrosanti diritti popolari che discendono dalla democrazia diretta, mi chiedo se non sia giunto il momento di cambiare le regole del gioco. In altre parole mi domando se sia giusto che gli elettori del Mendrisiotto e del Luganese debbano contribuire a determinare in votazione popolare, le sorti di un progetto che riguarda principalmente chi abita e lavora tra il Locarnese e il Bellinzonese.

 

Il tema non è di facile soluzione e rischia anche di essere impopolare, ma credo valga la pena di iniziare a pensarci seriamente, se davvero vogliamo costruire qualcosa con la necessaria lungimiranza: in questo Ticino ancora troppo diviso e litigioso, i crediti per opere di interesse regionale dovrebbero essere in caso di referendum, sottoposti unicamente al voto della popolazione interessata. Certo, mi si potrebbe obiettare che i crediti sono finanziati con i soldi dei contribuenti di tutto il Cantone ed è un ragionamento di cui occorre tener conto: ma quando le regole del gioco non funzionano più e provocano enormi costi aggiuntivi (a carico della popolazione intera) e perdite di tempo, bisogna almeno riflettere se non vale la pena di cambiarle.

 

* deputata Lega in Gran Consiglio

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