SECONDO ME
Marco Chiesa: "Il grande bluff della direttiva sulle armi"
Il Consigliere Nazionale UDC sulla votazione del 19 maggio: "Non si tratta di un passo per sconfiggere il terrorismo ma di un primo passo per disarmare la popolazione"

di Marco Chiesa*

Il 19 maggio saremo nuovamente confrontati con un adeguamento del nostro diritto nazionale alle direttive dell’Unione europea, alla quale non apparteniamo, ma a cui siamo indirettamente legati dalla libera circolazione delle persone e dal relativo accordo sullo spazio Schengen. L'Unione europea, desiderosa di mostrare attivismo nei confronti della minaccia terroristica, sostiene che la direttiva sulle armi migliorerà la sicurezza nel nostro continente e che, con la sua adozione, vi saranno effetti positivi anche per la Svizzera a seguito della riduzione del rischio di attacchi. Molti dubitano di queste certezze sventolate ai quattro venti e ripetute come un mantra. Per onestà intellettuale va ricordato che gli attacchi terroristici non sono effettuati principalmente con armi da fuoco, ma con veicoli di ogni tipo, soprattutto camion, causando indicibili sofferenze. Inoltre, le armi utilizzate per un atto violento non sono quelle regolarmente registrate e in possesso di onesti cittadini svizzeri, appassionati di tiro o cacciatori.

Qui stiamo parlando di armi da fuoco acquistabili sul mercato nero, reperibili nell’illegalità e che passano da mani criminali. L’ha ben capito la Conferenza dei comandanti cantonali di polizia della Svizzera che ha confermato che queste disposizioni non aumenteranno la sicurezza nel nostro Paese. Ammessa la nobile intenzione di questa direttiva, confermata tuttavia la sua inefficacia, dei dubbi, dei forti dubbi, sorgono inoltre in merito all’applicazione. Nel nostro Paese, grazie alla nostra affidabilità e il nostro zelo, posso scommettere ad occhi chiusi sulla puntuale applicazione delle restrizioni. In altri Paesi, lo sappiamo e non dobbiamo essere ingenui, il rispetto delle direttive è ben più lassista. Numerosi Stati le accettano formalmente, eventualmente le attuano legalmente, ma nella pratica non le rispettano né le controllano.

Sia la direttiva UE sulle armi che la nostra legge d’attuazione contengono molti, e talvolta gravi, condizionamenti che sono rivolti primariamente ai tiratori sportivi e ai collezionisti di armi. Si deve quindi presumere che nella pratica queste leggi più severe serviranno a disarmare ampiamente la popolazione e a distogliere l'attenzione dalle gravi carenze della politica di sicurezza di Schengen. Il testo della nuova direttiva UE sulle armi non solo viola la Costituzione e la volontà popolare, ma pretende anche inasprimenti riguardo ai quali il Consiglio federale nel 2005 aveva assicurato esplicitamente che non avrebbero dovuto essere recepiti come sviluppo dell’acquis di Schengen. Anche la minaccia di essere espulsi dallo spazio di “sicurezza” Schengen, non tiene la strada. In base alle spiegazioni date dal Consiglio federale nel 2004 e nel 2005, qualora gli inasprimenti della legislazione sulle armi come contenuti nella nuova direttiva UE non venissero recepiti, è previsto che si concordi una soluzione pragmatica fra la Svizzera e l’UE per continuare l’Accordo. Delle due l’una. O il Consiglio federale mentiva una quindicina d’anni orsono o lo sta facendo ora perché non è in grado di gestire efficacemente le relazioni con l’Unione europea.

Questa minaccia suona dunque come una vera e propria disinformazione. E questo è solo l’inizio. La direttiva prevede un meccanismo automatico di controllo dell’adeguatezza delle disposizioni e la legittimazione a far evolvere automaticamente questo contesto restrittivo. Non si tratta dunque di un passo per sconfiggere il terrorismo ma di un primo passo per disarmare la popolazione. Una popolazione, quella svizzera, che non necessita di tutori ed ha sempre avuto un rapporto ancestrale e maturo con le armi da fuoco.

Concepisco un Paese libero, indipendente e sovrano e dunque il prossimo 19 maggio voterò NO alla direttiva sulle armi come ho d’altronde fatto in parlamento assieme a tutto il gruppo UDC, il solo ad essersi coerentemente schierato contro queste arroganti imposizioni.

*Consigliere Nazionale UDC

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