Il Consigliere Nazionale UDC: "Dall’abolizione del valore locativo sulla casa di proprietà all'aumento della deduzione fiscale dei premi di cassa malati. E basta tasse!"
di Marco Chiesa*
Penso spesso al ceto medio perché ne faccio parte. Certo, in politica ho avuto la possibilità di fare strada fino a Berna, ma la mia professione rimane quella di quindici anni fa. Per farmi strada nell'attività lavorativa, come per la stragrande maggioranza dei ticinesi, sono serviti impegno, costanza e sacrifici. Grazie a questi valori ho potuto togliermi delle soddisfazioni e realizzare qualche desiderio: metter su famiglia, comprare casa, fare qualche viaggio. Cose normali ma che impreziosiscono la vita.
Obbiettivi che un tempo erano alla portata di mano di chiunque facesse parte di quel ceto medio motore del nostro Cantone e del nostro Paese. Oggi non è più così. Anche chi fa parte di questa categoria, nonostante il tanto lavoro e l’occhio sempre attento alle spese, deve rinunciare, almeno parzialmente, a costruire il proprio futuro. Il ceto medio è infatti sempre più schiacciato nella morsa dell’economia e dello Stato. Dalla compressione dei salari, dovuta in buona parte alle dinamiche perverse della libera circolazione, alle troppe imposte che incidono sul costo della vita. E se si hanno dei figli agli studi o in cerca di un primo posto di lavoro le preoccupazioni si moltiplicano.
Le opportunità per noi ticinesi sono drasticamente diminuite e il rischio povertà è nettamente aumentato rispetto a solo 10 anni fa. Per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, i figli avranno un futuro con meno opportunità di benessere rispetto ai padri. È drammatico. Per troppo tempo la politica si è occupata dei primi e degli ultimi, dimenticandosi di tutti quelli che stanno in mezzo e che tengono in piedi il mercato e i servizi statali.
Quelli che pagano fino all’ultimo centesimo le imposte e non hanno diritto a neppure un franco di sussidio. Quelli sommersi da tasse e balzelli e da una burocrazia sempre più asfissiante, solo perché con la loro Pmi lavorano in modo dinamico e intraprendente. Quelle mamme e papà impiegati nel settore terziario che rinunciano ad andare al ristorante o al cinema con la famiglia, perché sono indietro con una rata del premio delle cassa malati. Quelli che, senza mai lamentarsi, contribuiscono al benessere di tutti, comprando casa o facendo la spesa, dando ossigeno alla nostra economia e difendendo concretamente i nostri posti di lavoro. Sono tanti, tantissimi, e non ce la fanno più.
Nel corso di questa campagna elettorale ho formulato e sostenuto qualche proposta concreta a favore del ceto medio: dall’abolizione del valore locativo sulla casa di proprietà, all’agevolazione fiscale per le imprese che decidono di reinvestire in azienda gli utili conseguiti, all’aumento della deduzione fiscale dei premi di cassa malati, passando infine per una netta opposizione a nuove tasse come quelle sulla benzina o sulla nafta o all’aumento dell’Iva.
Per una volta occupiamoci del ceto medio. E magari diciamogli anche grazie.
*Consigliere Nazionale UDC