Il Consigliere agli Stati: "Non è concepibile che i ticinesi, già colpiti duramente dall'emergenza coronavirus, debbano sobbarcarsi nuovi oneri finanziari"
*Di Marco Chiesa
Con tempismo funereo il Tribunale federale, che non ha certamente brillato per celerità, ha fatto trapelare che la famigerata tassa di collegamento è stata ritenuta legittima dai giudici di Mon Repos.
Sembra un pesce d’aprile, ma le conferme di quanto sopra lo rendono più che uno scherzo mal orchestrato, una tragica beffa del destino per il nostro Cantone.
Ora la palla è nel campo del Consiglio di Stato e del parlamento ticinese. Il messaggio delle nostre istituzioni deve essere forte e chiaro. Basta tasse!
Ritengo che questa nuova imposizione, anche retroattivamente, debba essere immediatamente annullata e tutti i partiti dovrebbero collaborare per eliminare senza indugio e definitivamente questo balzello.
Non è pensabile e neppure concepibile che i cittadini ticinesi, già colpiti duramente dall’emergenza Coronavirus, debbano sobbarcarsi nuovi oneri finanziari. La tassa di collegamento colpisce infatti primariamente i lavoratori residenti del nostro Cantone e solo parzialmente i lavoratori frontalieri. A maggior ragione perché laddove negli anni è già stata prelevata non ha prodotto benefici tangibili per il traffico.
Gli accantonamenti che sono stati effettuati fino ad oggi dovrebbero inoltre essere immediatamente liberati, in un momento dove la liquidità delle famiglie è sotto pressione questa misura non sarebbe solo benvenuta ma anche doverosa.
*Consigliere agli Stati