Il presidente dell'UDC: "I referendisti che si oppongono al progetto li conosciamo da tempo. Sono sempre le solite associazioni, partiti e gruppi d’interesse che hanno come obiettivo l’abolizione dell’esercito.. Senza aerei nuovi, addio neutralità"
di Piero Marchesi*
L’art. 58 della Costituzione svizzera definisce “L’esercito serve a prevenire la guerra e contribuisce a preservare la pace; difende il Paese e ne protegge la popolazione. Sostiene le autorità civili nel far fronte a gravi minacce per la sicurezza interna e ad altre situazioni straordinarie.” È evidente che, seppur le minacce attuali siano molto diverse da quelle vissute all’epoca della guerra fredda, non sono oggi meno pericolose. Dalle minacce cibernetiche che sono in grado di mettere in ginocchio l’economia, agli attentati terroristici che possono essere perpetrati con qualsiasi mezzo. Ad esempio utilizzando un’auto imbottita di esplosivo, un camion impiegato come ariete sulla folla, o il dirottamento di un aereo. Non serve ricordare quanto accaduto l’11 settembre 2001 a New York e i vari altri tentativi spesso, fortunatamente, scongiurati.
Nella lotta al terrorismo il nostro esercito ha un ruolo importante e deve essere capace di prevenire e limitare al minimo i rischi per la popolazione. Si, anche attraverso la polizia degli spazi aerei, parte integrante dei compiti assegnati all’esercito. Incarichi che per essere assolti devono poter beneficiare di mezzi e infrastrutture adeguate. La flotta di aerei attualmente in dotazione è vetusta e necessita di essere sostituita.
Gli aerei Tiger sono datati 1978, hanno ben 42 anni, e i più recenti FA 18 di anni ne hanno oramai 24. Non è necessario essere uno specialista di aviazione militare per comprendere che apparecchi che hanno così tanti anni, seppur ben mantenuti e costantemente aggiornati debbano ora essere sostituiti. Non ci sono dunque alternative all’acquisto di nuovi aerei militari.
Il costo per il rinnovamento della flotta è di 6 miliardi di franchi e verrà finanziato con il budget già assegnato all’esercito. Non si tratta dunque di assegnare fondi supplementari all’esercito, semmai di acquistare apparecchi che permettano di garantire la nostra sicurezza. Va sottolineato che il 60% dell’investimento verrà ritornato all’economia svizzera dal fornitore attraverso affari compensatori. Vale a dire che il fornitore dei velivoli ha l’obbligo di ritornare 3,6 miliardi di Franchi alle aziende svizzere che operano nel settore mediante commesse.
I referendisti che si oppongono al progetto li conosciamo da tempo. Sono sempre le solite associazioni, partiti e gruppi d’interesse che hanno come obiettivo l’abolizione dell’esercito. Ogni volta che ne hanno la possibilità - legittimamente si intende - ostacolano ogni risorsa in favore della nostra sicurezza sperando che questo contribuisca a smantellare l’esercito.
Il prossimo 27 settembre votando Si garantiremo la sicurezza dei nostri cieli, assicureremo al nostro esercito mezzi adeguati agli obiettivi assegnategli dalla Costituzione e impediremo di dover far capo a eserciti dei paesi a noi vicini per garantire la sicurezza del nostro paese. Se così fosse, allora addio alla nostra sovranità e neutralità.
*Consigliere nazionale e Presidente UDC Ticino