SECONDO ME
“Figli di uno Stato minore”
Il presidente del patriziato di Peccia Fausto Rotanzi: “Per salvare Swissair e Credit Suisse da un giorno all’altro si sono trovati miliardi, e ora si viene a parlare di basi legali... Qualcuno ha perso il senso del ridicolo”
TiPress / Samuel Golay

di Fausto Rotanzi *

Il lavizzarese Mario Donati, parafrasando il titolo di un film di tendenza allora in voga, anni fa aveva pubblicato con un titolo simile un articolo con il quale descriveva la deriva socio-economica nella quale veniva lasciata, con noncuranza, la nostra regione periferica. Non ho presente i contenuti precisi di quell’articolo però mi è rimasto impresso il titolo, molto significativo. Un titolo che si presta bene a essere rispolverato nell’attuale contesto.

La notizia che Berna non è disposta a compiere alcun sforzo straordinario in relazione allo straordinario evento alluvionale patito a fine giugno dall’Alta Vallemaggia, non può che lasciarci increduli e amareggiati. Per salvare situazioni fallimentari sconcertanti (Swissair, Credito Svizzero), causate da filibustieri strapagati che non hanno dovuto rispondere di nulla alla giustizia, da un giorno all’altro si sono trovati miliardi (e non milioni) e ora si viene a parlare di basi legali … Nei paraggi della fossa degli orsi qualcuno ha perso il senso del ridicolo!

Quelli sono stati interventi dovuti, per evitare guai ben peggiori all’economia nazionale, ma questo significa che non occorre alcuna base legale – oppure la si fa – per fare spese straordinarie nei momenti del bisogno e ora è la Vallemaggia ad avere bisogno.

Nel nostro caso, di enti con poche risorse, l’aiuto è anche sorretto da motivi di solidarietà nazionale che non possono essere negati in quanto sono parte fondamentale del nostro Stato federale. Il contributo promesso in 7,5 milioni è un affronto alla nostra dignità di cittadini perché non ha nulla di eccezionale in rapporto alla devastazione patita e che ora dobbiamo sistemare con un grande impegno, molto del quale poggia su un volontariato tanto generoso quanto bistrattato da questa infelice decisione.

Il Sindaco di Lavizzara, Gabriele Dazio, manifesta indignazione - e non può essere altrimenti - e con lui tutti gli amministratori locali si chiedono cosa ci stiamo a fare! Se nemmeno in un’occasione come questa ci viene data una concreta attenzione cosa dobbiamo pensare? Più che lavorare gratis (o quasi), mettendoci tanta energia, cosa si vuole ancora da noi?

Si sta approfittando oltre misura del nostro attaccamento al nostro territorio e questo è una totale mancanza di rispetto e di riconoscenza. La nostra sarà anche una regione periferica ma è una regione che, grazie ai suoi abitanti – che risultano in gran parte di passaporto svizzero, residenti su territorio svizzero – è viva, presente, partecipe, luogo di storia e di cultura, area pregiata di svago per chi abita nei centri urbani e cerca ristoro o ricreazione. Non reputo necessario dilungarmi in spiegazioni e riferimenti. Basti pensare alla Valle Bavona, sito protetto d’importanza nazionale, che è un angolo della Nazione d’incredibile fascino e unico per vari aspetti, vuoi culturali o naturalistici, meta di numerosi turisti che ne possono solo testimoniare l’eccezionalità. Anche dal lato economico la Vallemaggia ha dato e dà tanto. Oltre al settore agricolo, con i suoi prodotti di pregiata gastronomia a chilometro zero, vi è la storica attività delle cave e il nostro granito e il nostro marmo, pietre di qualità, abbelliscono varie città della Svizzera e d’Europa e fanno sfoggio in non so quanti siti d’arte. Vi è pure un importante settore forestale. È di questi giorni la pubblicazione, a cura del Museo di Valmaggia, presso la Armando Dadò Editore, di un interessantissimo libro dal titolo emblematico: “Lo sfruttamento idroelettrico della Maggia”. Un libro che fa la storia, nei suoi variegati risvolti, di uno sfruttamento che ha certamente giovato anche alla Vallemaggia ma che ha fatto soprattutto la ricchezza d’importanti regioni della Svizzera tedesca.

Per tutto questo, ora Berna non ha altro da dirci che non abbiamo bisogno di aiuti straordinari, dopo che la Presidente Viola Amherd è stata tra i primi a costatare l’entità e la vastità del disastro. Ma la distanza tra Berna e la Vallemaggia è sempre stata una costante, relegati dalla storia o forse dalla geografia ad essere figli “minori” che non vanno considerati più di tanto. La Vallemaggia non ha mai beneficiato d’impieghi federali e quei pochi sono spariti, dapprima le guardie di confine e recentemente i buralisti postali.

Occorre adeguarsi all’evoluzione dei tempi e alle nuove tecnologie e non mi sembra il caso di fare rivendicazioni fuori luogo, però va detto che quello che abbiamo perduto non è mai stato compensato in alcun modo e questo si chiama … abbandono!

Anche l’Esercito – che abbiamo molto apprezzato nel supporto dato in questo tragico evento – è sempre stato poco presente in Valle e da anni nemmeno si fanno più i corsi di ripetizione che erano un riferimento importante d’identità nazionale. Poi Berna non ha trovato di meglio che confrontarci con leggi penalizzanti la cui applicazione da noi non è diritto bensì ingiustizia, ma siamo una minoranza insignificante che nulla conta, soprattutto in voti. Sul tema dei rustici Berna non ha mai voluto considerare la nostra specificità e questo ha causato enormi difficoltà che si potevano ragionevolmente evitare. Sulle residenze secondarie ci siamo visti imporre normative che forse sono pertinenti in poche realtà d’altri Cantoni ma che da noi non hanno ragione d‘essere. Di questi tempi siamo confrontati con il grave problema dei dezonamenti che, nel nostro caso, oltre a generare molto lavoro e molte incomprensioni, precludono quel poco di sviluppo demografico e non risolvono assolutamente nulla. E come scordare la protezione attiva del lupo, che fa strage non solo di pecore ma anche di piccole aziende agricole, sulle quali poggia il nostro settore primario. Tutte leggi per noi eccessivamente sfavorevoli ed onerose, che fanno a pugni con il nostro Stato federale che dovrebbe privilegiare le autonomie locali e che invece applica assurdamente delle normative su tutto il territorio nazionale, quasi ci fosse qualcosa in comune tra le Valli del Ticino e le rive del Lemano o il contesto fortemente urbanizzato di Zurigo.

Già eravamo lontani da Berna e quest’ultimo atto non fa che darne un‘amara conferma. È ora e tempo di reagire, è ora e tempo di manifestare il nostro disagio e di non accettare passivamente questo trend penalizzante e quindi inaccettabile. È proprio il nostro orgoglio di essere Svizzeri che deve farci reagire per rivendicare quell’attenzione che meritiamo. Ma dobbiamo dare visibilità alla nostra indignazione perché non sia di pochi ma collettiva, quindi efficace. Allora mandiamo a Berna un messaggio forte e chiaro: “La Vallemaggia è Svizzera!”.

 

* Presidente Patriziato di Peccia

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