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Niccolò Salvioni: "Cooperazione sì, ma la neutralità non si tocca"
"Forse qualche parlamentare elvetico Alfa presterà ascolto alla umile riflessione di un Gamma periferico di provincia. Prima che sia tardi..."
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di Niccolò Salvioni *

"Per una politica di sicurezza europea indipendente e un ruolo attivo della Svizzera", ovvero come il Parlamento elvetico, alla ricerca nuovi equilibri di difesa post Congresso di Vienna del 1815, sta efficacemente inibendo la “ripetizione costante” della neutralità nella storia. La recente adozione, il 6 marzo 2025, della dichiarazione "Per una politica di sicurezza europea indipendente e un ruolo attivo della Svizzera" da parte del Consiglio nazionale svizzero, con 115 voti favorevoli, 66 contrari e tre astenuti, rappresenta un segnale importante per decriptare la recente politica estera del parlamento elvetico e del Consiglio Federale.

La rapidità con cui questa dichiarazione è stata proposta e adottata – appena sette giorni – sottolinea come gli equilibri nella politica internazionale possano mutare rapidamente, richiedendo risposte tempestive. La Svizzera era storicamente riconosciuta per la sua neutralità, un principio che ha guidato la sua politica estera per secoli. Tuttavia, negli ultimi anni, questa neutralità è stata oggetto di dibattito, soprattutto in relazione a eventi geopolitici significativi. In particolare, nel 2022, il Consiglio federale elvetico ha adottato la maggior parte delle sanzioni politiche europee contro la Russia in risposta al conflitto con l'Ucraina, una decisione che alcuni hanno interpretato come una deviazione dalla sua tradizionale neutralità.

Nella recente dichiarazione del Consiglio nazionale, i punti e) e g) sollevano ulteriori questioni fondamentali riguardanti l’indipendenza e neutralità elvetica:

- Punto e): Invita il Consiglio federale a rafforzare il ruolo della Svizzera quale parte dell'architettura di sicurezza europea e a intensificare la cooperazione con i Paesi partner e le organizzazioni internazionali, in particolare in settori quali la sicurezza informatica, la protezione civile e la promozione della pace.

- Punto g): Raccomanda al Consiglio federale di esaminare ulteriori possibilità di cooperazione in materia di politica di sicurezza con l'UE, in particolare nell'ambito della Cooperazione Strutturata Permanente (PESCO) e dell'Agenzia Europea per la Difesa.

Questi punti suggeriscono la volontà del parlamento di sondare una maggiore integrazione della Svizzera nelle strutture di sicurezza europee, il che determinerebbe un progressivo allontanamento dalla neutralità tradizionale.

In particolare: - la partecipazione a PESCO (istituita con una decisione del Consiglio dell'11 dicembre 2017 con 26 Stati membri dell'UE, che offre un quadro giuridico per pianificare, sviluppare e investire congiuntamente in progetti di capacità condivise e per migliorare la prontezza operativa e il contributo delle forze armate) e - all'Agenzia Europea per la Difesa (istituita nel 2004, permette ai 27 Stati membri dell'UE di sviluppare le loro risorse militari, promuove la collaborazione, lancia nuove iniziative e propone soluzioni per migliorare le capacità di difesa), implica un possibile impegno più diretto nelle politiche di sicurezza e difesa dell'UE, ciò che si troverebbe in contrasto con la neutralità ed indipendenza svizzera. In conclusione, la dichiarazione del Consiglio nazionale rappresenta un tentativo di adattare la politica di sicurezza svizzera alle nuove sfide geopolitiche.

Tuttavia, sarebbe fondamentale garantire che qualsiasi forma di cooperazione internazionale sia compatibile con i principi della indipendenza e neutralità elvetica, evitando di compromettere una tradizione che ha contribuito alla sicurezza, stabilità e alla reputazione internazionale della Svizzera.

I punti della dichiarazione adottata sono molto eterogenei tra loro: c’è da chiedersi se coloro che li hanno votati in blocco fossero coscienti della loro portata. Il Parlamento federale, chiedendo al governo di rafforzare il ruolo della Svizzera quale parte dell'architettura di sicurezza europea e di intensificare la cooperazione in materia di politica di sicurezza europea, sembra infatti segnalare di misconoscere o aver perso fiducia nel potere di rafforzamento della sicurezza determinato dal « soft power » della neutralità, cercando piuttosto la sicurezza nell' « hard power » militare europeo, proprio quando quest'ultimo si trova con sicurezza ai minimi storici e prevede un piano di riarmo da 800 miliardi. Inoltre, contrariamente agli Stati Uniti, l'Europa ha dichiarato di volere continuare a sostenere l’Ucraina nel conflitto con la Russia. Gli ultimi stravolgimenti politici planetari, con trattative di pace a Dubai in atto tra le due superpotenze USA e Russia (questa volta senza Regno Unito), rappresentano una ridefinizione dei confini di influenza post-Jalta.

La recente decisione del Parlamento elvetico va oltre: cerca di rivedere la propria posizione quale nazione sovrana neutralizzata dal Congresso di Vienna del 1815, post disfatte napoleoniche, a suo tempo con il sostegno anche dell’impero Russo. Il 31 agosto 1939 il Consiglio federale svizzero pubblicò la “Dichiarazione di neutralità“, facendo riferimento all’impegno assunto dalla Svizzera nei trattati del 1815 e agli impegni che li completano, riconosciuti corrispondere ai pieni valori dell'Europa intera. La Confederazione, inoltre, vi si impegnava ad agevolare, come già fece nel corso delle ultime guerre, l‘attività imparziale delle opere umanitarie che possono contribuire a lenire le sofferenze causate dal conflitto, a favore di tutti i belligeranti, non selettivamente. Nel 2025, il parlamento federale chiede al Consiglio federale di esaminare alleanze militari con l’UE, rischiando di compromettere così definitivamente la propria diversità e “svizzerità”, come pure la possibilità di svolgere attività imparziale delle opere umanitarie che possono contribuire a lenire le sofferenze causate dal conflitto.

Continuando su questa strada, l’ « opinio iuris sive necessitatis e la diuturnitas » (convinzione del diritto e della necessità permanente) quale premessa per l’accettazione del diritto consuetudinario internazionale della neutralità elvetica, ossia la sua ripetizione costante nella storia, potrebbero non essere più considerati dal diritto consuetudinario internazionale: “neutralità” rischierebbe di diventare una parola vuota e il suo effetto di sicurezza svanirebbe. Anche se serve a poco scriverlo in un “silo informativo” del “quinto potere”, forse qualche parlamentare elvetico Alfa presterà ascolto alla umile riflessione di un Gamma periferico di provincia. Prima che sia tardi.

* avvocato

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