SECONDO ME
Pino Sergi: "Alla ricerca del compagno Dadò"
"La sfida lanciata da Sirica una strategia per sondare la possibilità di una convergenza politica. Ma è un'ipotesi lontana dalla realtà

di Giuseppe Sergi*

Il copresidente del PS, Fabrizio Sirica, ha criticato duramente il presidente del Centro, Fiorenzo Dadò, accusandolo di un atteggiamento politico essenzialmente elettoralistico, caratterizzato da cambiamenti di posizione disinvolti, privi di coerenza e continuità.

Sirica parte dal recente cambio di rotta del Centro riguardo ai tagli dei sussidi di cassa malati, votati a dicembre nell’ambito del Preventivo 2025 del Cantone. Dopo l’annuncio di un referendum promosso da un ampio comitato di forze politiche e sociali, il Centro ha fatto marcia indietro, presentando un’iniziativa parlamentare per annullare il taglio, ufficialmente giustificata dalle mutate condizioni delle finanze cantonali a seguito del versamento della Banca Nazionale. Bene, dice Sirica, ma se il Centro vuole dimostrare un reale interesse per “la difesa del ceto medio”, dovrebbe sostenere l’iniziativa popolare per limitare i premi di cassa malati al 10% del reddito disponibile.

È evidente che ciò che irrita Sirica, al di là della vicenda contingente, è il ruolo assunto negli ultimi anni dal PPD-Centro a livello cantonale: un partito che resta saldamente al governo ma che, su temi di forte impatto per i cittadini, assume spesso una postura da opposizione.

Questo doppio ruolo è stato storicamente ben interpretato, a livello federale, dal Partito Socialista Svizzero, che pur essendo al governo da decenni è riuscito a costruirsi un’immagine da partito d’opposizione. Tuttavia, lo stesso PSS ha contribuito a riforme (o controriforme) che, col tempo, si sono rivelate dannose per i salariati, come l’introduzione del sistema dei tre pilastri, della LAMal o la riforma delle PTT e delle FFS.

A livello cantonale, altre forze politiche hanno tentato di occupare questo spazio. La Lega, in particolare, ha cercato di mantenere un doppio ruolo, riuscendoci solo nei primi anni, grazie alla leadership di Giuliano Bignasca. Negli ultimi tempi, però, la Lega ha ceduto la sua posizione di opposizione populista alla più strutturata UDC.

Il vero campione di questa strategia è stato senza dubbio il PPD-Centro sotto la guida di Fiorenzo Dadò. Attraverso posizioni politiche ambigue, iniziative popolari e referendum, ha saputo trasformare l’immagine del partito, rendendolo meno dipendente dal PLRT e più capace di smarcarsi dal governo su alcune questioni chiave. Quando non può farlo, giustifica la sua posizione appellandosi al “senso di responsabilità”. Questa strategia ha permesso al PPD-Centro di arrestare il declino elettorale e, negli ultimi anni, di invertire leggermente la tendenza.

Vale la pena notare che il posizionamento del PPD-Centro di Dadò non si distingue, neppure quando si oppone al governo, per posizioni “progressiste” (usiamo questo termine un po’ logoro giusto per intenderci). Ecco alcuni esempi.

Nel dibattito sul Preventivo 2024, il PPD-Centro ha contrastato una delle misure finanziarie più incisive proposte dal governo: il prelievo di un “contributo di solidarietà” del 2% sui salari dei dipendenti pubblici. Tuttavia, come spiegò il capogruppo Agustoni, l’opposizione non mirava a tutelare i salari, ma a respingere quello che ritenevano un aumento delle imposte.

Lo stesso principio ha guidato il PPD-Centro nel bocciare, per il Preventivo 2025, la proposta del governo di modifica del meccanismo della progressione a freddo. Analogamente, nel dibattito sul Preventivo 2024, il partito ha sostenuto la riforma fiscale approvata dal Parlamento (favorevole ai redditi alti e alle persone giuridiche), ma solo dopo aver ottenuto una modifica delle aliquote per ovviare all’incremento d’imposta dovuto al ritorno del coefficiente dell’imposta cantonale al 100%.

Un altro ambito in cui il PPD-Centro si è opposto al governo è la “difesa degli automobilisti”: dalle iniziative sulle tasse di circolazione fino alla battaglia contro la tassa di collegamento. Si rafforza così la sua immagine di partito vicino agli automobilisti, sottolineando che le misure restrittive sarebbero imposte dai ministri leghisti. Un modo efficace per strizzare l’occhio alla base storicamente filo-automobilisti della Lega.

Il caso dei sussidi di cassa malati segue la stessa logica. Il PPD-Centro ha una posizione liberale sul sistema sanitario, puntando al contenimento della spesa e al razionamento delle prestazioni, come dimostra la sua iniziativa popolare federale bocciata lo scorso giugno. Tuttavia, quando la pressione politica si fa sentire, il partito non esita a cambiare posizione. Il taglio di 10 milioni ai sussidi è stato approvato per “senso di responsabilità”, garantendo una maggioranza al Preventivo 2025. Ma il rischio di perdere il referendum ha spinto il PPD-Centro a presentare un’iniziativa parlamentare per annullare il taglio, sfruttando il versamento degli 80 milioni della Banca Nazionale come giustificazione.

Comprensibilmente, tutto ciò infastidisce Sirica e il PS, che cercano di contrastare questo doppio gioco. Il PS sa che la strategia del PPD-Centro potrebbe rafforzarlo elettoralmente, a discapito dei tentativi socialisti di invertire la rotta.

Un altro problema importante riguarda la discussione sulle iniziative per i premi di cassa malati. L’iniziativa socialista, che propone di limitare i premi al 10% del reddito disponibile, potrebbe sicuramente alleviare il peso sulle famiglie. Tuttavia, la sua fattibilità si scontra con le compatibilità finanziarie, istituzionali e politiche. Il PS sta quindi valutando un compromesso, magari accettando un aumento del tetto oltre il 10% per ridurre l’onere finanziario della proposta. Per questo possibile compromesso – pensiamo – il PS aveva immaginato  o immagina – una possibile alleanza con il PPD-Centro che possa poi conquistare una maggioranza in Parlamento. Da qui la “sfida” di Sirica a Dadò affinché si impegni sulla questione dell’iniziativa per il 10%.

Infine, c’è la questione più ampia e di fondo della possibile creazione di un asse politico di centro-sinistra tra PS, Centro e Verdi, per contrastare l’egemonia dell’alleanza UDC-PLR. Per il PS, stagnante da quindici anni, questa potrebbe essere una strategia per rilanciarsi.

L’insofferenza del PS nei confronti del PPD-Centro per il voltafaccia sui sussidi di cassa malati e la sfida a sostenere l’iniziativa sul 10% sembrano parte di una strategia più ampia per sondare la possibilità di una convergenza politica.

Non sappiamo cosa accadrà. Allo stato attuale, tuttavia, il profilo politico e gli orientamenti di fondo del PPD-Centro (richiamati qui su alcune questioni concrete) non lasciano intravedere simili convergenze. Il PPD-Centro di Dadò rimane un partito fondamentalmente conservatore, neoliberale nelle sue impostazioni finanziarie e con una marcata vena populista (e questo al di là del fatto che il suo posizionamento, in alcune circostanze, abbia permesso di respingere proposte inaccettabili per la sinistra). Queste caratteristiche gli consentono di schierarsi talvolta anche contro le decisioni del governo, partendo da posizioni essenzialmente neoliberiste, come il rifiuto di principio di qualsiasi aggravio fiscale. La postura assunta negli ultimi anni – un equilibrio tra ruolo di governo e strategia da “opposizione” – gli permette di muoversi con agilità su entrambi i fronti.

Interpretare questa dinamica come “progressista” e sfidare Dadò a unirsi in modo più stabile e organico a un presunto “fronte progressista” appare decisamente poco credibile e lontano dalla realtà effettiva. Il compagno Dadò, per il momento, resta ancora non pervenuto.

*coordinatore MPS

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