La crisi energetica e i suoi possibili effetti sui bilanci di aziende e cittadini è al centro del dibattito condotto da Marco Bazzi. Ecco temi e ospiti
MELIDE - Ci sono due immagini che riassumono le preoccupazioni legate alla crisi energetica che sta investendo l’Europa. Due metafore che descrivono con tinte fosche l’autunno e l’inverno prossimi venturi: le candele e i maglioni. Werner Luginbühl, presidente della Commissione federale dell’energia elettrica ha affermato che, siccome in inverno in Svizzera si prevedono interruzioni di corrente di diverse ore, è consigliabile far scorta di candele e, per chi ha una stufa, anche di legna.
Luginbühl ha accusato i politici di non aver preso sul serio gli avvertimenti lanciati in questi anni della Commissione che presiede, sostenendo che lo scenario dei blackout sarebbe meno probabile se l'energia venisse utilizzata in modo più oculato.
Detto delle candele, veniamo ai maglioni. Se tutti ne indossassimo uno in più durante l’inverno, si potrebbero risparmiare grandi quantità di energia e di denaro senza incidere sulla vita sociale ed economica, ha affermato il ministro dell’economia Guy Parmelin: ogni grado in meno di riscaldamento si traduce in un consumo energetico inferiore di almeno il 5%. E ha citato il gas naturale come esempio di risparmio: in Svizzera circa il 40% viene consumato dalle economie domestiche. Ergo, una riduzione sostanziale del consumo di gas non può essere ottenuta senza l’aiuto delle famiglie.
Ma oltre allo spettro dei blackout, a preoccupare cittadini e aziende è l’impennata dei costi energetici. Le bollette, insomma: per alcune imprese i costi dell’elettricità sono addirittura decuplicati negli ultimi due anni. E questa spirale al rialzo si rifletterà, inevitabilmente, sui prezzi al consumo, incidendo sulle tasche dei cittadini già confrontati con ingenti aumenti del costo dei carburanti: benzina, diesel e gasolio da riscaldamento.
Di fronte al rischio di una penuria energetica, il Consiglio federale ha evocato possibili restrizioni o divieti. E probabilmente già domani Berna metterà in consultazione alcune ordinanze in materia. L’Unione svizzera delle arti e dei mestieri, l’USAM, ha espresso le proprie preoccupazioni a Paramelin, affermando che eventuali misure draconiane potrebbero avere conseguenze peggiori di quelle legate alla pandemia. “I settori sono in grado di introdurre da soli misure di risparmio elettrico – ha scritto l’associazione padronale presieduta dal consigliere nazionale ticinese Fabio Regazzi -. Il settore alberghiero, ad esempio, potrebbe ridurre il consumo di corrente del 10% rinunciando all'uso dei minibar o limitando gli orari di apertura delle strutture per il benessere”.
“Nel migliore dei casi non ci sarà una carenza di energia”, ha osservato il capo del Dipartimento dell’economia. Dobbiamo però prepararci a una crisi, e questa crisi non può essere pianificata. Insomma, occorre attendere per capire cosa ci aspetta.
Intanto il Consiglio di Stato ha già adottato misure preliminari per mettere il Ticino nelle condizioni migliori per affrontare una penuria o interruzioni momentanee dell’approvvigionamento energetico, istituendo un Gruppo di lavoro che coinvolge il Dipartimento dell’economia, quello delle istituzioni e l’Azienda elettrica cantonale.
Sullo sfondo c’è infine la schermaglia tra le forze politiche, con accuse incrociate tra destra e sinistra. Da destra si sottolinea il fallimento della strategia energetica federale 2050 e si chiede un ritorno al nucleare, accusando il Governo di aver perso dieci anni preziosi in nome dell’ideologia ambientalista. Ma per farlo occorrerà sottoporre il tema a una nuova votazione popolare. Da sinistra si chiede, invece, di accelerare la conversione verso le fonti rinnovabili.
La crisi energetica è in cima all’agenda delle Nazioni e della Commissione europea. Perché il problema è grave, anche dal profilo sociale, e sta condizionando pesantemente l’economia. Nella sola provincia di Modena, una delle più ricche d’Italia, già una ventina di aziende hanno messo il proprio personale in cassa integrazione, perché con gli attuali costi del gas produrrebbero in perdita. Risultato: a fine agosto i nuovi cassaintegrati nella provincia a più bassa disoccupazione nel Paese sono già quasi mille. Operai che si troveranno il 20% di salario in meno e bollette di casa moltiplicate di varie volte. E le chiusure produttive si allargheranno a macchia d’olio non appena gli imprenditori avranno fatto i conti sulle bollette.
Parmelin si è detto possibilista sull'introduzione del lavoro ridotto per le aziende che dovessero essere confrontate con penuria di elettricità. Mentre Economiesuisse è andata oltre, chiedendo una procedura agevolata per il ricorso alla disoccupazione parziale da parte delle aziende che dovessero sospendere la produzione a causa dell’impennata dei prezzi dell'energia.
“Un inverno a lume di candela” è il titolo di Matrioska, in onda questa sera, martedì 30 agosto, su TeleTicino. Ospiti del dibattito, che ritorna dopo la pausa estiva, i consiglieri nazionali Rocco Cattaneo (PLR), Piero Marchesi (UDC), Greta Gysin (Verdi) e Bruno Storni (PS). Con loro, Filippo Lombardi, municipale e membro del CdA delle Aziende industriali di Lugano, e il vicedirettore del Corriere del Ticino Gianni Righinetti.