Il servizio pubblico è davvero minacciato su tutta la linea dalle politiche della destra? Ecco gli ospiti di un dibattito sempre più acceso
MELIDE - Nei giorni scorsi, Graziano Pestoni, presidente dall’Associazione per la difesa del servizio pubblico ha lanciato un monito senza giri di parole: “Il servizio pubblico è minacciato su tutta la linea. Rispetto al passato sono cambiate le modalità ma non la sostanza: si vuole smantellare un sistema che è fonte di benessere e sicurezza per i cittadini”. Secondo Pestoni, il grimaldello usato dalla “destra” è la Legge sul pareggio di bilancio, il famoso ‘decreto Morisoli’, “che rischia di lasciare lo Stato con le mani legate in un periodo di crisi. Quando ci sarebbe invece bisogno di poter intervenire”.
Gli ha fatto eco in un editoriale su LaRegione il direttore Daniel Ritzer: “La destra ticinese sa di aver messo lo Stato alle corde con il ‘Decreto Morisoli’ e ora ne approfitta per continuare a colpire. Dopo l’approvazione popolare dell’iniziativa del Centro per abbassare l’imposta di circolazione (il che vuol dire che più veicoli hai, più risparmi), spiccano le altre proposte della maggioranza borghese (Udc, Lega, Plr): la neutralizzazione fiscale dell’aggiornamento delle stime immobiliari (a tutela degli interessi dei proprietari di case); la deducibilità integrale dei premi di cassa malati (tutta a vantaggio dei redditi medio-alti che riusciranno così a fare scendere l’imponibile); l’abolizione della tassa di collegamento (chi posteggia non paga); il progetto di sgravi fiscali per le persone fisiche (ricche e molto ricche)”.
In questo discorso rientra anche il dibattito sul risanamento della Cassa pensioni dei dipendenti pubblici, che tocca 15'000 funzionari cantonali e comunali, sfociato nelle scorse settimane in una grande manifestazione di piazza a Bellinzona.
D’altra parte lo Stato è confrontato con la necessità di far quadrare i conti, che l’anno prossimo potrebbero segnare a livello cantonale un passivo di oltre 200 milioni. Insomma, la coperta è sempre più corta. Che ruolo deve dunque giocare l’ente pubblico in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, che tocca migliaia di famiglie e di aziende costrette a stringere la cinghia?
L’economia, ha ammonito all’ultima assemblea il presidente della Camera di commercio, Andrea Gehri, non può essere trattata alla stregua di un bancomat, da cui prelevare senza riguardi, perché convinti che i soldi ci sono e ci saranno sempre: “Un modo di procedere miope e pericoloso che mortifica lo spirito imprenditoriale, scoraggia le aziende già alle prese con un deteriorarsi delle condizioni quadro, che penalizza l’attività produttiva frenandone lo slancio competitivo”.
E sullo sfondo del dibattito sul futuro del servizio pubblico c’è anche l’iniziativa popolare lanciata a livello federale che chiede la riduzione del canone radiotelevisivo a 200 franchi, un’iniziativa che se venisse approvata metterebbe in grave difficoltà la SSR.
In studio questa sera a Matrioska, ospiti di Marco Bazzi, i deputati Daniele Caverzasio (Lega), Raoul Ghisletta, Marco Noi (Verdi), l’ex consigliere nazionale Pierre Rusconi (UDC), il direttore della Regione, Daniel Ritzer, e il consigliere nazionale del Centro (PPD) e presidente dell’Unione svizzera arti e mestieri Fabio Regazzi.