Le rivendicazioni del Primo Maggio, i tagli alla spesa pubblica, la bagarre sulle commissioni parlamentari e le cannonate di UDC e Lega sul Governo
MELIDE – Il “decreto Morisoli” sul pareggio del bilancio è aleggiato come un fantasma anche sulla manifestazione del Primo Maggio a Bellinzona (nella foto un momento del corteo). Contro i tagli che minacciano “il personale, le condizioni di lavoro e la progettualità del Cantone nei settori della formazione, della sanità e della socialità”, ha detto una delle oratrici, sono in corso i preparativi di uno sciopero generale in autunno del settore pubblico e sociosanitario”. Mentre il 10 maggio ci sarà una nuova mobilitazione in difesa delle pensioni dei dipendenti pubblici.
Da parte sua, il capogruppo dell’UDC Sergio Morisoli, ha detto la sua sul lavoro in un’opinione inviata a liberatv: “Qualsiasi mercato, necessità di alcune condizioni assolute e non sindacabili per funzionare: la fiducia tra gli attori, il rispetto dei valori reciproci, una concorrenza leale, regole del gioco imparziali e chiare, il controllo e le sanzioni in caso di non rispetto delle regole, condizioni di accesso eque e non discriminatorie, il rispetto delle condizioni locali. Il mercato del lavoro ticinese è saccheggiato perché queste condizioni non sussistono più totalmente o parzialmente, specie se si fa finta che non ci sia un confine di Stato in mezzo”.
Ovvio il riferimento all’invasione di frontalieri, in continuo aumento: “I frontalieri, come tutti, hanno il diritto di migliorare la loro condizione umana, ma simmetricamente una regione, un Paese e una Repubblica come il Ticino ha il dovere di tutelare il benessere, la prosperità e il lavoro sul suo territorio. Il problema lasciato a sé stesso con il laissez faire dei bilaterali miscelato con lo statalismo del salario minimo, ci porta alla rovina”.
Ma il “decreto Morisoli” aleggia ormai ovunque si parli di politica e di economia: “Non vogliamo pensare, né mettere in dubbio il fatto che il decreto sul freno alla spesa, venga interpretato come freno agli investimenti. Se così fosse però, richiamiamo la politica a interpretare senza pregiudizi e fini politici il vero significato del decreto stesso”, ha detto settimana scorsa il presidente della Camera di commercio, Andrea Gehri, durante la conferenza stampa indetta dalle associazioni padronali sul tema economia e appalti pubblici.
E aleggia anche, ovviamente, a Palazzo delle Orsoline, dove il Consiglio di Stato dovrà elaborare il piano di rientro per far fronte al pesante disavanzo previsto per l’anno in corso e raggiungere il pareggio del bilancio nel 2025. E domenica il Governo è stato oggetto di un pesante attacco da parte dell’UDC per aver rinunciato a sostenere finanziariamente la partecipazione del Cantone alla fiera agroalimentare OLMA e ad ospitare la partenza del Tour de France (tra tre o quattro anni), per un esborso complessivi di circa 6,5 milioni: “Quando inizierà il governo a fare ciò che il popolo ha deciso? Rinunciare al Tour de France e alla partecipazione all’Olma, appellandosi al Decreto del pareggio dei conti, è un capriccio stizzito di un governo senza idee che vuole annacquare il verdetto del voto popolare per continuare con il solito tassa e spendi”.
Il Mattino, in prima pagina ha rincarato la dose con un articolo firmato da Lorenzo Quadri: “Sembra quasi che il governicchio lo faccia apposta, per puerile ripicca: con simili misuricchie urtanti, in stile “siamo alla canna del gas”, si vuole colpevolizzare il popolo. Si mira a convincerlo di aver “votato sbagliato”. Margini di risparmio non ce ne sono e quindi… bisogna procedere a risparmi grotteschi e ad aumentare le tasse!”.
Intanto, gli ultimi dati sui salari indicano che i lavoratori in Svizzera hanno sempre meno soldi in tasca: l’anno scorso gli stipendi reali sono scesi dell’1,9% a causa dell’inflazione. Una contrazione del genere non si vedeva dai tempi della Seconda guerra mondiale. Secondo l’Ufficio federale di statistica, l’indice dei salari nominali è cresciuto in media dello 0,9%, ma questa progressione ha dovuto fare i conti con un rincaro che si è attestato al 2,8%, legato in particolare all’aumento dei prezzi del gas, dei prodotti petroliferi, delle automobili e degli affitti.
Oggi, per la cronaca, si insedierà il nuovo Gran Consiglio, che domani dedicherà la sua prima seduta operativa alla bagarre sui seggi nelle commissioni parlamentari. Com’è noto, PLR e PS si contendono una poltrona, facendo riferimento a diverse basi di calcolo.
“Se in un momento dove i salari reali sono sempre più bassi, cala il potere d’acquisto, esplodono i costi della salute e dell’energia, il mercato del lavoro langue tra boom di frontalieri e precariato la risposta della politica ‘politicienne’ è presentarsi con (almeno) tre-emendamenti-tre sull’assegnazione dei seggi commissionali, la situazione si fa grama”, ha commentato sabato su LaRegione il giornalista Jacopo Scarinci. Un “miserevole preludio alla nuova legislatura”, secondo l’editorialista, che “mostra come alcuni partiti di governo non abbiano capito la lezione arrivata dalle urne il 2 aprile”.
Scarinci sarà ospite di Matrioska, in onda questa sera alle 19,30 su TeleTicino, insieme al collega Andrea Leoni. Con loro, in studio, la copresidente del Partito socialista Laura Riget, il capogruppo dell’UDC Sergio Morisoli, e i deputati Pino Sergi (MPS) e Omar Balli (Lega). Titolo della puntata: Salari, risparmi e ripicche.