TELERADIO
Questa sera a Matrioska “Bilancio di guerra”
Il nodo della neutralità, il discorso di Zelensky alle Camere, la polemica a sinistra sul ruolo della Svizzera… Ecco gli ospiti, con Ferruccio De Bortoli collegato in Skype

MELIDE – A quindici mesi dall’invasione russa in Ucraina, mentre Kiev sta preparando la “controffensiva di primavera”, annunciata da mesi ai quattro venti, quale bilancio si può tracciare sul ruolo della Svizzera nel conflitto? La posizione della Confederazione nei confronti di Mosca e di Kiev ha suscitato dibattiti e feroci polemiche. In particolare, sulla presunta rinuncia alla storica neutralità del nostro Paese, tema sul quale è stata lanciata un’iniziativa popolare.

Il testo dell’iniziativa, primo firmatario il consigliere nazionale dell’UDC Thomas Aeschi, prevede che la Svizzera non possa aderire ad alcuna alleanza militare o di difesa, tranne in caso di attacco militare diretto. Anche se gli obblighi nei confronti delle Nazioni Unite rimarrebbero confermati, sanzioni comprese.

Il videomessaggio di Zelensky alle Camere

L’UDC è stata in questo anno e mezzo il partito più critico nei confronti della politica del Consiglio federale nel conflitto. Lo stesso Aeschi, che guida il gruppo democentrista, ha fatto sapere che la maggior parte dei suoi deputati non sarà presente in aula durante il videomessaggio che Volodymyr Zelensky rivolgerà alle Camere federali. Ieri è stata fissata la data dell’intervento del leader ucraino: giovedì 15 giugno alle ore 14.00 nella sala del Consiglio nazionale.

L’UDC aveva criticato l’opportunità del messaggio di Zelensky, temendo che potesse influenzare il dibattito sulla riesportazione di armi. Ma nel frattempo, notizia dei giorni scorsi, il Nazionale ha bocciato a larga maggioranza la “Lex Ucraina”, stabilendo che il materiale bellico prodotto in Svizzera non potrà essere riesportato verso la nazione invasa dalla Russia nel febbraio 2022. La proposta era considerata frutto delle pressioni di Stati esteri, come Germania, Spagna e Danimarca. La Svizzera, sostenevano i contrari, non deve mettersi a rimorchio della Nato e, quindi, degli Stati Uniti rinunciando, appunto, al principio della neutralità.

Ma la polemica sul discorso di Zelensky al Parlamento elvetico rimane. È giusto dagli la parola? Sì, secondo moltissimi deputati, tra cui la consigliera agli Stati verde Lisa Mazzone: “Questa decisione si iscrive nella linea tracciata dalla Svizzera e dallo stesso Parlamento, ovvero la denuncia di questa guerra d’aggressione, che viola il diritto internazionale. Saremo il 45esimo Parlamento ad accogliere Zelensky e lo faremo dopo che già l’hanno fatto tutti i Parlamenti dell’Europa occidentale”. 

De Bortoli: “Le inquietudini di Zelensky”

Tornando in Ucraina, Zelensky appare preoccupato non tanto sul piano militare quando su quello politico: “Alla vigilia della controffensiva di primavera, Kiev sente che il proprio spazio politico internazionale non è infinito – ha scritto nelle scorse settimane sul Corriere del Ticino Ferruccio De Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera, che ha intervistato Zelensky ospite di una puntata esterna di Porta a Porta durante la sua visita a Roma -. La riconquista di alcuni territori può essere alla base di un’ipotetica trattativa con una Russia in difficoltà e divisa tra gerarchie militari e mercenari. Ma ciò deve avvenire in tempi relativamente brevi”.

Anche perché “all’inizio del prossimo anno, il suo principale alleato, gli Stati Uniti, entrerà in un periodo elettorale denso di incognite. L’ex presidente Donald Trump dice che se lui fosse al potere la guerra finirebbe in 48 ore. La prospettiva di un suo ritorno alla casa Bianca inquieta Zelensky. Ma anche gli altri suoi alleati non sono in grado di concedergli un tempo illimitato”.

Sull’Ucraina sinistra ticinese divisa

A livello ticinese, mentre continuano a farsi sentire, come nel resto della Svizzera e dell’Europa, le conseguenze economiche del conflitto, si è registrata anche una polemica a sinistra: il deputato socialista Maurizio Canetta ha sollevato la questione dell’opportunità di un’alleanza con il Partito comunista in vista delle federali di ottobre. Sergio Roic, militante di lunga data, ha annunciato le dimissioni dal Partito socialista se fosse andato in porto l’accordo con i comunisti. “le cui posizioni sulla guerra/invasione dell’Ucraina fanno a pugni con ogni parvenza di diritto internazionale, approccio democratico ed afflato etico” Alla fine ci hanno pensato i comunisti stessi a togliere le castagne dal fuoco ai cugini socialisti, decidendo di correre da soli per Berna con la lista “No UE – No Nato”. “Con preoccupazione – hanno scritto nei giorni scorsi annunciando la decisione - abbiamo dovuto prendere atto come le frazioni parlamentari di PSS e Verdi alle Camere federali abbiano stravolto la tradizione della sinistra, imbarcandosi in un’irresponsabile svolta atlantista (a tratti addirittura bellicista) fatta di sanzioni unilaterali, ingerenze negli affari interni di nazioni sovrane, subalternità all’agenda globalista di UE e USA e, in ultima analisi, abbandono ostentato della neutralità svizzera e della nostra indipendenza nazionale”. 

“Bilancio di guerra” è il titolo di Matrioska in onda questa sera alle 19,30 su TeleTicino. Ospiti di Marco Bazzi, l’ex segretario di Stato Mauro Dell’Ambrogio, il giornalista Alfonso Tuor e i deputati Maurizio Canetta (PS) e Massimiliano Ay (PC). Collegato via Skype, l’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli.

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