Dal pedaggio al Gottardo a un tunnel a quattro corsie, fino all’opposizione al potenziamento dell’autostrada tra Lugano e Mendrisio. Ecco gli ospiti, tra cui il consigliere di Stato Claudio Zali
MELIDE - Traffico, traffico e ancora traffico! Colonne al portale nord del Gottardo durante gli esodi vacanzieri, e al portale sud durante i contro-esodi. Colonne quotidiane sull’A2 tra Luganese e Mendrisiotto, sul Piano di Magadino, nel Malcantone… Siamo ostaggi del traffico e le soluzioni sono difficili e controverse. Potenziare i mezzi pubblici, intervenire sulla rete stradale e autostradale, introdurre dei pedaggi.
Nelle ultime settimane tiene banco la proposta lanciata dai Verdi Liberali di far pagare il transito al San Gottardo. Una proposta, ripresa in una mozione presentata a Berna da tre consiglieri nazionali d’oltralpe, contro la quale in Ticino c’è stata una levata di scudi.
Corina Gredig, consigliera nazionale verde liberale che l’ha firmata, ha ipotizzato una tariffa di 20 franchi per attraversare il tunnel, 40 franchi per un’andata e ritorno. Del resto, transitare in andata e ritorno dal traforo del Bianco, tra Francia e Italia, costa più di 100 euro.
“Esistono tariffe ridotte per chi prenota subito l’andata e ritorno oppure per chi acquista un abbonamento – ha spiegato il settimanale la Domenica, che ha dedicato un reportage al tema Gottardo -. Il più economico è quello da 20 corse, che vengono a costare 11,43 euro l’una, per un totale di 228,60 euro”. Ma nonostante queste tariffe non propriamente popolari, il tunnel del Monte Bianco ha registrato l’anno scorso oltre 1,7 milioni di passaggi. Soprattutto francesi e italiani, ma anche 167 mila automobili immatricolate in Svizzera.
Anche per percorrere il tunnel del Gran San Bernardo, 5,8 km tra Vallese e Valle d’Aosta, si paga: 31 franchi a tratta, o 50 franchi per chi effettua l’andata e ritorno sull’arco di un mese. Pure in questo caso ci sono formule di abbonamento, a circa 8 franchi a passaggio. E in barba ai balzelli, l’anno scorso quasi 850.000 veicoli hanno attraversato il traforo, nuovo record dalla sua apertura nel 1964.
Ma il San Gottardo rimane una delle vie preferite sull’asse nord-sud dell’Europa: 6,5 milioni di veicoli all’anno, tra cui circa 700mila mezzi pesanti. L’altro tunnel alpino preso d’assalto è quello del Brennero, tra Austria e Italia, con 13 milioni di veicoli transitati nel 2022. Qui il pedaggio è di 11 euro a passaggio. In alternativa c’è un abbonamento annuale a 114 euro, o a 74 euro se si acquista la vignetta austriaca: quella annuale costa poco meno di 100 euro, quella per due mesi 29, quella valida 10 giorni circa 10.
Insomma, se tutti fanno pagare, perché non dovremmo farlo anche noi? Ecco alcune reazioni politiche di questi giorni. Greta Gysin, consigliera nazionale Verdi: “Per contrastare il problema del traffico servono un altro approccio alla mobilità e soluzioni complessive. È inutile concentrarsi solo sul San Gottardo, che oltre a non essere il punto più trafficato ha anche una valenza simbolica, essendo il nostro collegamento con il nord delle Alpi”.
Lorenzo Quadri, consigliere nazionale Lega: “Introdurre un pedaggio al Gottardo equivarrebbe a rendere il Ticino un Cantone di serie B. Un baliaggio. L’unico raggiungibile in autostrada dal resto della Svizzera solo pagando un balzello”.
Marco Solari, presidente del Filmfestival di Locarno: “La percezione in qualcuno è che il San Gottardo sia sempre e ancora una frontiera. Ma noi non siamo svizzeri di serie B: la questione dei pedaggi dovrebbe essere fucilata, dimenticata e mai più tirata fuori”.
Alex Farinelli, consigliere nazionale PLR: “Non siamo svizzeri di serie B! Solo un illuso può pensare che i vacanzieri rinunceranno a passare dal San Gottardo per non pagare 20 o 30 franchi. La gente non passa da questo tunnel perché è gratis, ma perché è il collegamento più veloce tra nord e sud”.
Tra le poche voci favorevoli, c’è quella del deputato del PLR Fabio Schnellmann: “Un pedaggio al Gottardo è quanto mai opportuno. Giusto introdurlo diversificando le proposte: passaggio unico, abbonamenti settimanali mensili o annuali. Per le auto immatricolate in Svizzera, abbonamento annuo deducibile dall'imposta di circolazione”.
Un Gottardo a 4 corsie
E sempre in questi giorni si è fatta strada l’idea di un tunnel a quattro corsie quando, nel 2029, sarà terminata la seconda canna del Gottardo. Mancano ancora sei anni, ma già la proposta divide la politica. Il direttore del Dipartimento del territorio, Claudio Zali, l’ha perorata in un faccia a faccia alla RSI: “L’unica soluzione che risolve il problema è quella che rende transitabili quattro corsie”. Ovviamente ci sono implicazioni di natura giuridica e politica, in quanto l’articolo 84 della Costituzione federale posto a tutela della regione alpina, votato nel febbraio 1994, proibisce espressamente l’aumento della capacità viaria. Un articolo che ha determinato la politica di trasferimento delle merci su rotaia e la realizzazione delle trasversali ferroviarie di base del San Gottardo, del Ceneri e del Loetschberg. Anche se gli obiettivi iniziali non sono ancora stati raggiunti, oggi la quota di merci trasportata su treno è del 74%.
Zali ha però osservato che l’articolo costituzionale “intende proteggere l’ambiente alpino dall’inquinamento e dalle immissioni prodotte da decine di chilometri di veicoli fermi che oggi ci sono da una parte e dall’altra del traforo autostradale”.
Il socialista Jon Pult, presidente del Comitato dell'Iniziativa delle Alpi, è comunque convinto che la maggioranza degli svizzeri sarebbe ancora contraria a un'eventuale iniziativa popolare costituzionale per permettere l’aumento di capacità del tunnel: “Non ho paura, però bisognerà fare una battaglia politica. E sono quasi sicuro che la vinceremo”.
La pensa invece come Zali il deputato al Parlamento urano Georg Simmen: “Se già ci saranno due cunicoli, potremo realizzare quattro corsie, così da mettere fine alle colonne nel Canton Uri. Ora c'è un restringimento artificiale: ovunque tra Amburgo e Milano ci sono quattro, sei, otto corsie, solo qui ce ne sono solo due, è assurdo”
Nel 2016 Filippo Lombardi, allora senatore, fu in prima linea nel sostenere il “completamento del Gottardo” con la seconda canna, e assicurò che il progetto non avrebbe portato alle 4 corsie. “Ma oggi i tempi sono diversi – ha dichiarato alla RSI -. Sicuramente il popolo ha votato su un testo ben preciso che abbiamo elaborato in Parlamento e questo è quello che vale adesso. Non è che qualunque ex parlamentare che abbia votato quel testo deve fungere in particolare da garante. Io dico che quella battaglia è stata la mia battaglia e l'ho fatta. Se qualcuno vuole lanciarne un'altra oggi, non sarà la mia. Sono tempi diversi, sono situazioni diverse e riflessioni diverse”.
Lombardi ha aggiunto che la situazione del traffico è ben diversa da quella di 20 anni fa e che oggi ai portali del tunnel ci sono colonne per 150 giorni all'anno e non solo nei weekend di Pasqua e Pentecoste.
Non contrario, ma scettico, il consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri: “Mi pare un'ipotesi abbastanza avventurosa per quanto possa avere una sua logica, perlomeno nei momenti di massima coda. Sta di fatto che è il contrario di quanto detto sempre durante la campagna per la votazione”.
Dal road pricing al POLUME
I pedaggi aprono anche il discorso sul cosiddetto “road pricing”, vale a dire chiamare alla cassa chi utilizza le strade: "Sono proposte che noi Verdi portiamo avanti da anni – ha affermato Greta Gysin - e fa piacere che adesso anche nei partiti borghesi inizino a fare breccia. Fa invece meno piacere che le si proponga solo per il San Gottardo. Piuttosto si elabori un concetto che comprenda tutti i punti di traffico, città comprese”.
Insomma, avrebbe quasi più senso far pagare il transito sulla A2 tra Lugano e Mendrisio, dove passano oltre 70.000 auto al giorno, piuttosto che al San Gottardo, dove ne passano meno di 17.000 al giorno.
Sempre in ambito di gestione del traffico continua a far discutere il progetto POLUME, che prevede il potenziamento dell’autostrada tra Lugano e Mendrisio, il punto più critico e trafficato. Il Consiglio federale l’ha inserito nei progetti stradali nazionali con un orizzonte realizzativo per il 2030. Ma qui al sud del Paese anche i contrari al cosiddetto progetto PoLuMe non intendono desistere. L’opposizione a una “terza corsia dinamica” si è concretizzata nel Movimento popolare Mendrisiotto e Basso Ceresio. E in Ticino, come in altre regioni svizzere, i contrari al Programma di sviluppo strategico delle strade nazionali sono anche pronti a lanciare un referendum.
L’opposizione è trasversale e va dai ‘Cittadini per il territorio’ al Comitato ‘No alla terza corsia tra Lugano e Mendrisio!’ e aggrega un ampio di forze politiche, associazioni ambientaliste e comuni.
“Il prezzo del traffico” è il titolo di Matrioska in onda questa sera alle 19,30 su TeleTicino. Ospiti di Marco Bazzi, il ministro Claudio Zali, l’ex senatore Filippo Lombardi, l’ex deputata socialista Anna Biscossa, il presidente dei Verdi liberali Stefano Dias e i deputati Cristina Maderni (PLR) e Marco Noi (Verdi).