Il presidente dell'UDC ci scrive dopo la bocciatura del Governo ticinese dell'accordo tra Svizzera e UE: "Troppi elementi fanno pensare che una volta passata la festa, si gabberà lo santo"
di Piero Marchesi*
“Evviva” potrebbero esclamare i più scettici alla sottoscrizione dell’accordo quadro con l’UE di fronte all’unanime presa di posizione contraria del Governo cantonale. “Ohibò” affermano invece quelli che a tre settimane dalle elezioni intuiscono che probabilmente qualcuno non la racconta giusta.
Una presa di posizione contraria era auspicata perché il Ticino vive il problema della libera circolazione in modo molto negativo. Da quando l’accordo è entrato in vigore, quasi 15 anni fa, è raddoppiato il numero di lavoratori frontalieri, sono aumentati i ticinesi licenziati per esserne sostituiti con manodopera proveniente d’oltre confine, triplicati i sottoccupati e aumentati i disoccupati e assistiti. Firmare l’accordo quadro per il Ticino significherebbe non poter invertire questa tendenza perché qualsiasi misura in favore di una gestione dell’immigrazione verrebbe cassata da qualche tribunale arbitrale dell’UE.
Con questa presa di posizione dell’Esecutivo cantonale possiamo finalmente affermare che si è capito cosa vuole il popolo e si è disposti ad ascoltarlo? Credo sia l’esatto contrario. Troppi elementi fanno pensare che una volta passata la festa, si gabberà lo santo.
Zali e Gobbi hanno ribadito la posizione che difendono da tempi non sospetti: no all’accordo quadro.
La contrarietà di Manuele Bertoli è un po’ ambigua perché il suo partito, il PS, se fino a qualche tempo fa era fermamente contrario all’accordo quadro perché farebbe saltare la protezione dei lavoratori, nelle ultime settimane ha ammorbidito la posizione. Non mi stupirei tuttavia se tra qualche tempo, da un fermo no diventasse un convinto sì. Ma lascio a Bertoli il beneficio del dubbio.
Beltraminelli non si è mai esposto particolarmente sul tema, come del resto neppure il suo partito a Berna, se non nel ribadire che l’accordo quadro è importante per la Svizzera. Alla fine quando si tratterà di votare il PPD probabilmente seguirà l’asse radico-socialista e la frittata sarà fatta. La sua posizione è altrettanto ambigua quanto quella di Bertoli. Anche a lui concedo però il beneficio del dubbio.
La posizione più incredibile, ma siamo a tre settimane dalle elezioni, è quella di Christian Vitta. Il Consigliere di Stato ticinese è vice Presidente del PLR nazionale, partito che appena l’accordo quadro è stato messo in consultazione dal ministro Cassis (sempre PLR), ha affermato che il contratto è importantissimo, bellissimo, utilissimo e dunque assolutamente da firmare. Con questa posizione ha di fatto segato le gambe al Consigliere federale ticinese Cassis che si è visto mettere nell’angolo dal suo stesso partito. Il PLR sull’accordo quadro è granitico, lo vuole a tutti i costi, in caso contrario probabilmente le multinazionali e la finanza speculativa gli tirerà le orecchie.
Vitta, Consigliere di stato da sempre molto ligio alle posizioni di partito, vice Presidente nazionale (non il primo che passa) sarebbe invece contrario all’accordo quadro (?). Mai nelle ultime settimane si era espresso contro, neppure ha accennato al fatto che aveva qualche perplessità, cosa avrà portato Vitta a dire no?
È evidente che il PLR tenta tutte le carte per riprendersi il secondo seggio in Governo, anche a costo di dire tutto e il contrario di tutto. Poi tra tre settimane passate le elezioni le posizioni cominceranno probabilmente a divenire più morbide sul tema e poi ci sarà pure spazio per un ripensamento. D’altronde il 23 settembre fino alle 11:45, giorno della votazione, sostenevano a spada tratta la Scuola che verrà di Bertoli per poi scaricarlo appena iniziarono ad annusare una pesante sconfitta. Sono dunque ben allenati a cambi repentini di posizione.
Se il PLR volesse davvero il secondo seggio potrebbe risparmiare ai ticinesi questo teatrino e convincere i radicali a non votare scheda socialista, come invece affermato nemmeno troppo velatamente da alcuni big quali Dick Marty, Diego Scacchi e Laura Sadis.
Ticinesi non facciamoci prendere in giro, votate chi dice no all’accordo quadro e alla Libera circolazione da sempre, il 14 marzo e andrà avanti a dirlo anche dopo il 7 aprile.
*presidente UDC