Dopo le polemiche del weekend l'ex ministra precisa il suo pensiero: "Per la cronaca ero - sono e resto liberaleradicale. Ma non rinuncio certo alla mia libertà d’espressione"
BELLINZONA - “Non ho invitato i liberali radicali a votare scheda socialista”. Dopo le dure polemiche del weekend, scatenate dall’intervista rilasciata alla Regione, Laura Sadis torna a farsi sentire per precisare il suo pensiero sulle prossime elezioni cantonali.
Un pensiero che, secondo l’ex ministra, è stato frainteso. Un fraintendimento generale, verrebbe da dire, considerate le reazioni stizzite anche di personaggi a lei molto vicini come Gabriele Gendotti, che l’hanno duramente criticata.
E comunque, stiamo alla precisazione di Sadis, contenuta in un breve articolo pubblicato sulla Regione: “Se le parole hanno ancora un significato è sufficiente rileggere la breve intervista pubblicata giovedì scorso per capire che non ho invitato i liberali-radicali a votare scheda socialista. Ho semplicemente detto che i simpatizzanti di area socialista probabilmente rifletteranno prima di disperdere il loro voto (non recandosi alle urne, votando scheda senza intestazione o sostenendo altre piccole liste di sinistra) nel timore di far perdere un seggio in governo al Partito socialista”.
“Se il centrosinistra venisse escluso dalla responsabilità di governo - aggiunge l’ex Consigliera di Stato - l’azione politica sarebbe ostacolata, se non paralizzata, da continui lanci di referendum. Uno scenario non auspicabile per chi ha a cuore un Ticino che riesca a progredire”.
“Per la cronaca ero - conclude Sadis - sono e resto liberaleradicale. Ma non rinuncio certo alla mia libertà d’espressione se interpellata da un giornalista e ciò nel pieno ed elementare rispetto dei valori liberali. Se il mio partito, come non solo è lecito ma auspicabile, mira a riconquistare il secondo consigliere di Stato e a rafforzare i suoi rappresentanti in Gran Consiglio lo faccia con la sua forte identità e le idee, tanto preziose in questi tempi di populismo imperante. Non solo con la calcolatrice in mano. Riconoscere la storia e la cultura politica degli altri, seppur avendo opinioni diverse, rende più civile e liberale un paese”.