CORONAVIRUS
Berna striglia il Ticino: "I provvedimenti presi sono illegali"
Il direttore dell'ufficio federale di giustizia: "Ai Cantoni è data facoltà di chiudere le aziende se dimostrato che le distanze non possono essere rispettate"

BERNA – Le disposizioni restrittive attuate dal Ticino “vanno oltre la legge federale. Le aziende toccate dal provvedimento potrebbero tranquillamente fare ricorso. I Cantoni non possono regolare nulla nei campi di preminenza della Confederazione. A loro è data facoltà di chiudere singole aziende se dimostrano che le distanze non possono essere rispettate, ma non possono chiudere tutte le aziende di principio". Lo ha affermato in conferenza stampa a Berna il direttore dell’ufficio federale di giustizia Martin Dumermuth spiegando come “uno dei problemi per l’applicazione della distanza sociale si è verificato sui cantieri e nell’industria”.

"Le aziende – spiega Dumermuth – potrebbero presentare una denuncia e chiedere la riapertura degli stabili. Con il Ticino siamo in trattativa, ma per la Confederazione la situazione è illegale". 

Sono 21mila le aziende che nel mese di marzo hanno presentato domanda di lavoro ridotto per circa 315mila dipendenti. A fornire i dati è stato il capo della Direzione del lavoro della SECO Boris Zürcher. Per quanto riguarda la situazione in Ticino, "il 27% dei dipendenti ha fatto domanda di lavoro a tempo parziale, alcuni anche a titolo preventivo e precauzionale. I settori più colpiti sono quello alberghiero, gastronomico, degli eventi e del tempo libero".

La situazione in Svizzera

In Svizzera, ad oggi, si contano 8060 casi positivi (1165 in Ticino) e 66 morti (48 in Ticino) 

 

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