L'Organizzazione per il lavoro in Ticino chiede un intervento al Consiglio di Stato per "correggere questa ignobile stortura"
BELLINZONA – "Stop elemosina! Si aiutino subito gli indipendenti". Lo chiede l'Organizzazione per il lavoro in Ticino (TiSin) che tramite una presa di posizione si schiera al fianco di "tutti gli indipendenti non adeguatamente remunerati con l'indennità perdita di salario".
Per TiSin, gli indipendenti sono stati "i grandi dimenticati della crisi del Covid-19 da parte del Consiglio Federale. Prima, infatti, nessun aiuto, poi la promessa di un contributo concreto che però sembra tradursi in un'umiliante elemosina". L'Organizzazione non usa tanti giri di parole e chiede "che venga immediatamente messo fine allo scandalo ai danni dei lavoratori indipendenti".
"Da giorni – si legge nella presa di posizione – riceviamo segnalazioni di lavoratori che, dopo aver fatto richiesta per l’indennità di perdita di guadagno, si vedono prospettare versamenti di poche centinaia di franchi. Parliamo di piccoli artigiani, baristi, operatori nel mondo della comunicazione. È una vergogna che in un Paese ricco come la Svizzera, si pensi di sostenere con queste cifre ridicole lavoratori di una categoria professionale che da sempre costituisce un pilastro della nostra economia".
E ancora: "Il Consiglio Federale aveva promesso che non avrebbe abbandonato nessuno in questa crisi. Invece è riuscito a fare di peggio creando lavoratori di serie A - fortunatamente coperti da ampie garanzie sociali e di reddito - e lavoratori di serie B a cui non viene versata neppure una paghetta d’apprendista".
Poi, la richiesta al Governo: "Il Consiglio di Stato si faccia sentire con la massima urgenza con Berna per correggere questa ignobile stortura. E se dalla Confederazione si prospettassero tempi da orsi bernesi, intervenga immediatamente integrando il ridicolo contributo federale, naturalmente in modo retroattivo. Con la stessa urgenza il Governo cantonale si attivi per trovare al più presto una soluzione per le pigioni dei locali commerciali, in particolare quelli legati al turismo, ai bar e alla ristorazione. Altri Cantoni hanno già trovato delle formule di aiuto, per sgravare totalmente o in larga misura i gerenti dal costo degli affitti. E il Ticino non può perdere altro tempo".
"Allo stesso modo, considerati i lunghi tempi necessari a una riapertura in sicurezza per determinate attività, il Consiglio di Stato inviti sin da subito la Confederazione a valutare di convertire i prestiti bancari Covid19 per i settori maggiormente toccati - come la ristorazione - a riconvertire questi prestiti in contributi a fondo perso".