Ecco il punto settimanale con il presidente dell'OMCT: "Impossibile nel nostro Cantone riaprire la ristorazione l'11 maggio. Mascherine? Dovrebbero imporle i negozi ai clienti"
Franco Denti, cominciamo dal tema che suscita più dibattito, ovvero la riapertura delle scuole dell’obbligo prevista per l’11 maggio, su volontà del Consiglio Federale e del DECS. Su Liberatv abbiamo registrato il parere contrario del Professor Tiziano Moccetti e del dottor Luca Pissoglio. Lei cosa ne pensa?
“La mia posizione è sempre la stessa: le scuole non devono riaprire a maggio. Non c’è nessun motivo valido per farlo. Quindi porto il mio pieno sostegno alle tesi del collega Luca Pissoglio e del Professor Moccetti, che hanno espresso il pensiero della stragrande maggioranza dei medici ticinesi”.
E l’Ordine dei medici come la pensa?
“Al di là della mia posizione personale, anche l’Ordine dei medici è sicuramente contrario all’apertura delle scuole l’11 maggio. Il nostro compito è segnalare i pericoli che tale scelta comporta per la salute pubblica, ma la decisione spetta ai politici. Però assumendosene tutte le responsabilità”.
Perché siete contrari alla riapertura?
“Sulla base di considerazioni numeriche ed epidemiologiche. Aprire le scuole dell’obbligo significa, in un colpo solo, coinvolgere e mettere in connessione, diretta o indiretta, quasi 100’000 persone, tra allievi, insegnanti e parenti”.
Come arriva a questi numeri?
“Per le scuole dell’obbligo calcoliamo 35’000 allievi che, di norma, hanno una famiglia con mamma e papà. Poi abbiamo oltre 4’000 insegnanti che a loro volta hanno sicuramente dei parenti. Aggiungiamoci il resto del personale e si arriva facilmente a 100’000 persone”.
Dal punto di vista epidemiologico quali sono i rischi?
“Il rischio principale è legato alla trasmissione del virus in un bacino così ampio di persone. Il grado di contagiosità degli asintomatici non è ancora chiarito, soprattutto per i bambini. Sappiamo che possano essere fonti di contagio ma non sappiamo quanto. I bambini, grazie a Dio, si ammalano poco o in forma lieve. Anche se in Ticino abbiamo avuto all’inizio il caso di un bambino di qualche mese positivo al Covid19, finito intubato fuori Cantone. Ma nella stragrande maggioranza dei casi ciò non accade. Tuttavia, non abbiamo dati certi. Per questo l’apertura delle scuole rappresenta un esperimento pericoloso e da evitare, soprattutto per la tutela di genitori e docenti”.
Veniamo a qualche obbiezione. Alcuni genitori dicono: tanto il virus a settembre ci sarà lo stesso, perché allora non cominciare subito una sperimentazione su quella che sarà la nuova scuola?
“Abbiamo visto all’inizio della pandemia i disastri che questo virus può fare. Adesso che conosciamo un pochino meglio la malattia, ad esempio, cerchiamo di ricoverare in ospedale al minimo sintomo, non perché abbiamo la cura ma per evitare complicazioni. Ogni settimana che passa conosciamo un po’ meglio questo virus e anche la ricerca avanza nelle conoscenze. A settembre, quindi, avremo senz’altro molti più elementi certi per aprire in sicurezza le scuole. E questi mesi dobbiamo sfruttarli per riorganizzare complessivamente il sistema scolastico, a cominciare dagli spazi e dal trasporto degli allievi”.
A questo proposito. Manuele Bertoli die che basta un metro di distanza tra gli allievi. Condivide?
“Evitiamo le arrampicate sui vetri….e cerchiamo di essere sereni e di affrontare questo tema delicato nei tempi dovuti. Questi problemi non sono risolvibili per maggio”.
Altra obiezione. Ma se devo tornare a lavorare, e non posso affidare i figli ai nonni, come faccio se la scuola è chiusa?
“Questo è un problema serio, ma più per l’estate che non per le poche settimane di scuola, intervallate da 3 ponti festivi, che mancheranno dall’11 maggio al 19 giugno. Nella prospettiva che dovessero cadere corsi di nuoto e colonie estive, potrebbe effettivamente porsi un’emergenza accudimento. Il vero tema, quindi, è cosa faranno le famiglie dopo il 19 giungo, quando più o meno tutti, si spera avranno ripreso a lavorare. Ed è su questo tema che Cantone e comuni dovrebbero concentrarsi, anziché perdere un sacco di energie su una riapertura inutile delle scuole dell'obbligo”.
Ieri la presidente della Confederazione Sommaruga ha lasciato intendere, a sorpresa, che l’11 maggio potrebbero essere fatte delle concessioni anche nel campo della ristorazione. Magari cominciando dalla Svizzera tedesca. Lei che ne pensa?
“La data inizialmente fissata dalla Confederazione, ovvero l’8 giugno, mi sembrava condivisibile per riaprire la ristorazione. In Ticino di sicuro farlo l’11 maggio è impossibile. L’Italia ha fissato per il primo giugno le riaperture in questo settore economico, che sta soffrendo molto e che va aiutato di più. Penso che sia un orizzonte ragionevole”.
A proposito, sempre l’Italia ha fissato per il 1 giugno la riapertura di parrucchieri, centri estetici e di massaggi, che invece da noi riaprono oggi. Si ripropone la stessa contraddizione già vissuta con l’edilizia: la parrucchiera di Como non può lavorare in Lombardia, ma a Lugano sì.
“Infatti, la misura dei parrucchieri, dei centri estetici e di massaggi, in Ticino è malsana. Il 60% della manodopera che lavora in questi settori è infatti frontaliera. Avere queste discrepanze sulle riaperture rispetto alla Lombardia rimane per me una scelta incomprensibile”
Un altro tema caldo della settimana è quello delle case per anziani. Che idea si è fatto?
“La maggioranza delle case per anziani in Ticino, non hanno avuto particolari problemi e sono rimaste senza casi Covid19. Io sono direttore sanitario di una struttura che non ha avuto alcun caso. Ciò è stato possibile per l'enorme lavoro della direzione, del personale ma anche grazie a un po’ di fortuna. Le case per anziani hanno ricevuto sin dall’inizio delle direttive ben precise dal medico cantonale. Purtroppo lo tsunami del Coronavirus ha in parte investito anche questi istituti. È evidente che, in alcuni casi, sono stati commessi degli errori organizzativi. Per rispetto dei morti e delle loro famiglie non bisogna lesinare nella valutazione degli sbagli che sono stati commessi. E se ci sono responsabilità di altro tipo non bisogna indugiare dal segnalarle alla Procura. Oggi però sulle case per anziani c’è una piena attenzione, da parte di tutte le istituzioni. Gli ospiti di queste strutture sono un po’ dei “sorvegliati speciali”, nel senso buono del termine”
Infine, il tema delle mascherine. Il Consiglio Federale le raccomanda, ma senza alcun obbligo di indossarle nei luoghi chiusi, come avviene nei paesi a noi confinanti. Che ne pensa?
“Tutti i cittadini svizzeri che entrano in uno spazio chiuso devono indossare la mascherina”.
Ma senza obbligo ciò non accade. Guardi cosa succede nei negozi di alimentari.
“Ogni operatore ha l’obbligo di mettere in sicurezza i propri dipendenti e i clienti. Se questo non accade, si deve chiudere. Su questo bisogna essere intransigenti”.
Quindi lei dice che dovrebbero essere Coop, Migros, Manor, eccetera, ad obbligare i clienti ad indossarla?
“Esatto, altrimenti non entri”.
Però scusi, se neppure il Consiglio Federale ha una posizione chiara sul tema, come si pretende che l’abbiano i negozi?
“Guardi, è evidente che a Berna hanno fatto un gran casino con questa storia delle mascherine. Loro si basano sempre sulla responsabilità individuale. Se dipendesse dal Franco Denti, firmerebbe in due minuti il decreto per renderne obbligatorio l’uso in tutti i luoghi chiusi”.
AELLE
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