CORONAVIRUS
Gobbi non le manda a dire: "Consiglio Federale spesso in ritardo, queste emergenze vanno gestite a livello locale"
Il Consigliere di Stato ricorda la difficoltà nell'essere ascoltati quando serviva una finestra di crisi. "Anche la comunicazione non è stata ottimale, con le informazioni che non arrivavano subito. Nessuno era davvero pronto"

BELLINZONA – Norman Gobbi, dalle colonne del Blick, non le manda a dire: Berna ha spesso agito troppo tardi per quanto concerne il Coronavirus, e per il Ticino inizialmente è stata dura essere ascoltati.

“Nelle nostre immediate vicinanze la Lombardia ha dovuto affrontare molte morti, mentre la Svizzera tedescofona e quella francofona erano sotto l’influsso di Germania e Francia, che avevano pochi casi. Il Consiglio Federale deve però tener d’occhio l’intera Svizzera”.

Su Cassis non si sbilancia, “non so quali discussioni si svolgessero. All’inizio è stata dura essere ascoltati. Poi il Consiglio Federale ha fatto un buon lavoro a protezione di lavoratori e datori di lavoro e noi con la finestra di crisi siamo stati in grado di adottare ulteriori misure”.

La sua conclusione è che epidemie e catastrofi naturali vanno affrontate su scala cantonale e regionale, non nazionale: è la lezione della crisi, anche se per Gobbi la Svizzera ha retto meglio del previsto alla prima ondata di Covid. Non si era comunque preparati a dovere, Cantoni e Confederazione non avevano i dispositivi di protezione necessari, così come gli ospedali e i singoli cittadini.

Se ora i Cantoni potranno calibrare le misure, durante il periodo caldo per il Consigliere di Stato anche la comunicazione da parte di Berna è stata carente: esse non sono arrivate sempre subito e durante le conferenze stampa sono stati anche date informazioni che non corrispondevano alla realtà. Gli infopoint hanno a suo modo di vedere fatto percepire le autorità in modo diverso, facendovi apprezzare il valore dello stato, e si complimenta coi media per il lavoro svolto.

Un problema che segnala Gobbi sono i lombardi che vengono a far serata in Ticino, soprattutto a Lugao, dato che nei locali non vi è l’obbligo della mascherina. Dice che un secondo lockdown potrebbe essere intollerabile dal punto di vista umano, economico e sociale. Per evitarlo, si prenderanno misure locali e mirate.

In merito alla sua mancata elezione in Consiglio Federale nel 2015, gli si chiede se ci riproverà. “Si tratta di un treno che potrebbe passare due volte nella vita. Una volta è passato, lo farà una seconda? Non lo so, mi concentro sul qui e ora ma non escludo nulla”.

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