CORONAVIRUS
GastroTicino: "Ci sentiamo soli. Rischiamo la depressione, ci servono coraggio e stimoli"
"Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione, si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari". E Pasqua si avvicina
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BELLINZONA - La categoria dei ristoratori si sente abbandonata ancora una volta. E la Pasqua che è tanto importante per il Ticino è dietro l'angolo. Dopo la reazione a caldo sui social di Massimo Suter, arriva la presa di posizione ufficiale di GastroTicino.

"In pochi oggi hanno liquidità necessaria, anzi, oggi più che mai ci sentiamo soli. Abbiamo dovuto chiudere a marzo 2020 e ci hanno fatto riaprire dopo 8 settimane, varando molteplici regolamenti e direttive da seguire. L’abbiamo fatto. In tantissimi si sono indebitati per mettersi in regola: mascherine, gel, scanner di temperatura, saturimetri, sanificazione dell’aria, test per tutto lo staff, ingressi alternati, tavoli distanziati, plexiglas e sensibile riduzione dei commensali autorizzati nei nostri locali e sulle terrazze", così viene raccontato quanto accaduto.

"Da qui il richiamo urgente all’attenzione della politica verso uno dei maggiori settori economici della Nazione. Serve un segnale che ci riporti fiducia. Ora si rischia la depressione. Ora abbiamo bisogno di coraggio e di stimoli per trovare la voglia di continuare e non sentirci soli", è l'urlo di dolore.

"Chiediamo a Governo e Comitato Tecnico Scientifico di dare prospettive diverse - più certe, ma
anche più motivanti - a un settore che ha pagato un prezzo altissimo, ma soprattutto che ha già
dimostrato di poter lavorare in totale sicurezza. Non è accettabile che i pubblici esercizi siano i soli a farsi carico dell’azione di contrasto alla pandemia, dovendosi far carico di un sacrificio sociale non giustificato dai dati epidemiologici e non accompagnato da adeguate e  proporzionate misure comparative. Non ci sono prove che ci siano più infezioni nel settore dell'ospitalità svizzera che in altri locali / aziende / istituzioni. Secondo uno studio dell'Università di Lucerna, i dipendenti del settore dell'ospitalità sono stati infettati dal Covid-19 in media (uomini) o addirittura al di sotto della media (donne) rispetto alla frequenza statistica prevista.
Il rischio di infezione nel settore dell'ospitalità è basso, molto basso! Solo il 2% circa delle infezioni è dovuto al settore dell'ospitalità. Non c'erano hotspot nelle località turistiche", precisano.

"È indubbio che per uscire da questa crisi ci sia bisogno del contributo di tutti, ma proprio per questo non si può imputare sempre sulle spalle delle stesse categorie il peso del contenimento della pandemia, affossando nel frattempo un settore strategico per l’economia del Paese e per la vita quotidiana delle persone. In realtà lo stop and go delle ordinanze per le aperture e le limitazioni presenti in molti casi, creano ostacoli alla programmazione delle attività che spesso non sono considerate neanche sufficienti a dare sostenibilità economica e a giustificare le aperture anche con chiusure definitive", si legge ancora.

Viene fatto notare come "gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione, si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello della carne e vitivinicolo la ristorazione, rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato".

E ora? "La Pasqua è dietro l'angolo! Particolarmente importante per il Ticino! Manca la sicurezza della pianificazione! La mobilità delle persone aumenta quando il tempo è bello! Lo abbiamo visto l’anno scorso che malgrado gli accorati appelli del Governo ticinese a voler evitare di scendere in Ticino per il periodo pasquale, moltissimi amici confederati e romandi hanno visitato il Ticino; consideriamo poi che la conditio sine qua non era fondamentalmente diversa rispetto a oggi. In effetti tutte le attività economiche non indispensabili erano chiuse... mentre oggi i soli “puniti” e chiusi sono la ristorazione.... La Pasqua per il Ticino, ma non solo!, significa l’inizio della stagione turistica che da sola genera oltre il 10% dell’indotto di tutto l’anno", spiegano i membri di GastroTicino, sottolineando come "in questo periodo le aziende si apprestano a completare i propri organici procedendo alle assunzioni del personale stagionale, ma senza una chiara linea guida, senza un orizzonte temporale chiaro e definito le assunzioni stagnano perché da un lato non so come e quando potrò riaprire, ma soprattutto chi si assumerà l’onere del personale assunto siccome non vi è una chiara base legale a tal riguardo.... Dramma sociale oltre che imprenditoriale...!".

La soluzione di aprire solo le terrazze non piace, anzi. "Può tramutarsi in un volo pindarico, oltre che a una concorrenza sleale nei confronti di quelle realtà che non hanno spazi esterni, creando inutili tensioni in un settore già duramente provato da mesi di forzata chiusura. Come già evidenziato risulta scontato l’afflusso massiccio di turisti durante la Pasqua e voi credete che lasciando le nostre strutture chiuse (semi chiuse) permettendo assembramenti senza alcun
controllo su piazze e vicoli cittadini, invece di sfruttare la comprovata esperienza dei ristoratori, si possa contrastare la pandemia?", domandano, sconcertati.

Ma ci sono anche altri dossier che secondo ristorazione e albergheria andrebbero trattati come priorità:

"• la percentuale del 40% per i casi di rigore è troppo elevata;
• in tema di ILR e IPG esistono distorsioni che vanno corrette immediatamente;
• ci sono le start-up (locali che hanno aperto dopo il 1° marzo 2020) che non posso a tutt’oggi
ricevere aiuti e sono al collasso".

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