Il presidente di GastroTicino: "È un momento drammatico, serve responsabilità a tutti i livelli: non si uccide un comparto da 260’000 lavoratori senza alcuna base scientifica"
TICINO – “È ora di finirla di complicare l’attività degli imprenditori e diffondere inutile allarmismo tra i cittadini. È gravissimo che le istituzioni preposte alla tutela della salute abbiano ripetutamente ammesso candidamente che non esistono basi scientifiche a supporto di questo ennesimo rifiuto di riaprire la ristorazione, basato sulla valutazione del rischio. In questo modo le autorità sanitarie perdono credibilità. Invece di inventarsi strumenti sempre nuovi per mortificare le speranze di ripresa di una vita normale degli Svizzeri e dei ristoratori, dovrebbero concentrarsi sul modo migliore per accelerare la campagna vaccinale così da portare il Paese fuori dal dramma dei lockdown”, inizia così il comunicato stampa di GastroTicino in merito alle decisioni odierne del Consiglio Federale.
Massimo Suter, presidente di GastroTicino e vicepresidente di GastroSuisse aggiunge che "un allentamento delle misure sanitarie, dato che il numero di pazienti ricoverati nelle cure intensive è considerevolmente diminuito, è quantomai auspicabile. Il sistema sanitario è ben lungi dall’essere sovraccaricato e i gruppi a rischio sono stati in gran parte vaccinati. Siamo esasperati e qui si continua a giocare con i numeri senza capire che le conseguenze sociali ed economiche sono e saranno devastanti. È un momento drammatico, serve responsabilità a tutti i livelli: non si uccide un comparto da 260’000 lavoratori senza alcuna base scientifica, addicendo come unico criterio la valutazione del rischio".
Il Consigliere federale Alain Berset, nella sua esposizione odierna ha messo l’accento sul fatto che la Svizzera non chiude attività come nei Paesi vicini: questo significa che la situazione non è altrettanto grave e quindi un’ulteriore attesa di 4 settimane per la ristorazione risulta fuori luogo. “Ci rallegra che molti svizzerotedeschi visiteranno il Ticino durante la Pasqua e in effetti si va verso il tutto esaurito, al contrario della prima ondata di COVID durante la quale avevamo invitato i Confederati a restare a casa. Ma ora la situazione è diversa, visto e considerato che le sole attività chiuse sono la ristorazione. Gli alberghi potranno offrire servizi di ristorazione ai propri clienti senza che il virus li trasformi in hotspot, mentre alla ristorazione classica - e con lei ai Ticinesi - non resta che stare alla finestra e guardare, malgrado una migliore conoscenza del virus e delle misure di protezione da adottare.
"Mi chiedo, infine, quale logica vi sia a fronte dei circa 70mila frontalieri che quotidianamente entrano in Ticino senza alcun controllo, visto che la situazione in Lombardia è drammatica e Berna non ritiene necessario un test in entrata”.