ELEZIONI FEDERALI 2019
Chiesa e Ghiggia all'attacco di Cassis: "Prima la Svizzera e gli svizzeri"
I due candidati al Consiglio degli Stati replicano alle affermazioni del Consigliere Federale: "Ma stiamo scherzando, quali interessi dovrebbe perseguire la Confederazione?"

BERNA – Non sono passate inosservate le dichiarazioni del Consigliere Federale Ignazio Cassis al Blick. Il Consigliere Federale ha affermato che “non mi sentirete mai dire Switzerland First in quanto la Confederazione non deve perseguire i suoi interessi a scapito di altri Paesi”.

Immediate le reazioni della politica ticinese. In particolare, i candidati al Consiglio degli Stati di Lega e UDC Battista Ghiggia e Marco Chiesa hanno attaccato Cassis.

“Non ho capito bene, stiamo scherzando?”, si chiede Ghiggia su Facebook. “Io orgogliosamente dico: “prima il Ticino” e “prima la Svizzera”, come dovrebbe fare ogni politico che difende gli interessi dei suoi cittadini”.

“Alcuni – afferma Chiesa – bollano queste frasi semplicemente come infelici, altri pensano si tratti di un vero e proprio tradimento, altri ancora si tacciono per l’imbarazzo. Forse esistono anche degli svizzeri che le condividono. Forse.Non certo io che mi chiedo quali interessi dovrebbe perseguire la Confederazione, il Consiglio federale, il Parlamento, gli ambasciatori svizzeri nel mondo che fanno capo al Dipartimento diretto dallo stesso Cassis, se non quelli delle cittadine e dei cittadini del nostro Paese? Quelli degli altri forse?”.

Secondo il Consigliere Nazionale UDC “le affermazioni del nostro ministro degli Esteri creano scalpore e mostrano la remissività di servizievoli élites che badano esclusivamente al politicamente corretto. In politica però le buone maniere da educati prima della classe non pagano sempre. In politica non si può piacere a tutti grazie ad atteggiamenti accondiscendi e comprensivi. In politica girare impettiti in giacca e cravatta come dei maggiordomi non accresce la nostra credibilità. Perché queste attitudini e questi comportamenti sfociano spesso e volentieri in sudditanza e arrendevolezza, non certo in un’illuminata strategia diplomatica per difendere i nostri interessi”.

“E allora – conclude Chiesa – ben venga un sano e orgoglioso “Prima la Svizzera e prima gli svizzeri”. Francamente è il minimo che mi aspetto da Palazzo federale ed è ciò che a differenza del Consigliere federale liberale ticinese non temo di dire e di fare. E questo non da oggi”.

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