Lorenzo Quadri: "È buona cosa che l'obbligo di restituzione di recente introdotto venga stralciato, prima che faccia troppi danni"
*Di Lorenzo Quadri
Dal 1° gennaio 2021 c’è un’importante novità sul fronte delle prestazioni complementari (PC) all’AVS e all’AI. È infatti entrata in vigore la riforma delle PC, la quale prevede, tra l’altro, l’obbligo di restituzione (anche per le prestazioni ottenute legittimamente). In base alla nuova regola, le prestazioni complementari versate dopo il 1° gennaio 2021 devono essere restituite dopo il decesso del beneficiario, attingendo alla sua eredità.
L’obbligo di restituzione riguarda le prestazioni riscosse nei dieci anni precedenti la dipartita. Per le coppie sposate la restituzione scatta dopo la morte dell’altro coniuge. È prevista una franchigia di 40’000 franchi sulla massa ereditaria. Se la sostanza lasciata in eredità è inferiore a questo importo, il dovere di restituzione decade.
Vendere la casetta
Le cifre fanno presto a lievitare. Se, ad esempio, una coppia ha ricevuto anche “solo” 1000 franchi al mese di prestazione complementare, in 10 anni fanno 120mila franchi; tolta la franchigia di 40mila ne restano 80mila da restituire; ammesso che ci sia un’eredità (senza eredità non c’è neanche obbligo di restituzione). Se poi la PC serve a coprire i costi del soggiorno in casa anziani, il conto prende rapidamente l’ascensore! Ora, i beneficiari di PC che lasciano un’eredità superiore ai 40mila franchi non sono la regola. Ad essere toccati dall’obbligo di restituzione sono principalmente i proprietari di una casetta, qualora abbiano ricevuto una rendita complementare (in genere piccola) ma anche una PC cosiddetta “sporca”: ovvero che non prevede un versamento monetario ma la copertura di determinate prestazioni.
Da capire – ulteriore elemento di incertezza - in questo caso come viene calcolata la cifra da rifondere allo Stato. Il risultato è che i figli, per far fronte al dovere di restituzione, rischiano di vedersi costretti a vendere la casetta ereditata dai genitori. Tempo un anno, comunicano da Bellinzona. Dal punto di vista teorico, la nuova regola ha una sua logica: la PC serve a garantire il sostentamento dell’anziano (o dell’invalido) e non a permettergli di lasciare beni agli eredi. Tuttavia, qui si sta andando a stringere i panni addosso ai nostri anziani che hanno poco (altrimenti non riceverebbero la PC) con una misura che, per dirla con un eufemismo, denota una certa dose di piccineria. Soprattutto pensando che gli anziani sono i più colpiti dall’impennata del costo della vita – dovuta in buona parte alla “svolta verde” ideologica che fa lievitare i prezzi - dal momento che non hanno la possibilità di aumentare le proprie entrate, ad esempio lavorando di più.
Se poi si pensa che per gli asilanti nel 2023 la sola Confederazione spenderà oltre 4 miliardi di franchi, però poi pretende di risparmiare sulle prestazioni complementari…
Sempre più rinunce
La nuova regola è in vigore da poco. Non è quindi possibile stilare bilanci. Ma chiunque è in grado di intuirne l’effetto deterrente. Ci sono già vari studi a livello svizzero secondo cui molti anziani rinuncerebbero a chiedere la PC: o perché non sanno che potrebbero averne diritto, o (più verosimilmente) per vergogna. Adesso si aggiungono anche le rinunce per paura – giustificata o meno, poco importa – di inguaiare i figli dopo il decesso. Il risultato, scontato, sarà un aumento degli anziani svizzeri che vivono sotto la soglia di povertà. In particolare tra i proprietari di una casetta o appartamento. Che sono poi quelli già oggi messi peggio.
E’ dunque facile prevedere che l’obbligo di restituzione avrà conseguenze sociali negative sottoforma – appunto - di un incremento delle rinunce alla PC. Ed inoltre, non sta né in cielo né in terra che l’ente pubblico chieda agli anziani (ai loro eredi) la restituzione di aiuti sociali concessi a giusto titolo (ovviamente chi ha ricevuto rendite truffando lo Stato è già ora tenuto a rifonderle e ad affrontare le conseguenze del caso) quando poi mantiene decine di migliaia di migranti economici di ogni ordine e grado. E va da sé senza chiedere indietro niente.
Di conseguenza, è buona cosa che l’obbligo di restituzione di recente introdotto venga stralciato, prima che faccia troppi danni. Chi scrive lo ha chiesto nei giorni scorsi tramite iniziativa parlamentare a Berna.
*Consigliere nazionale, Lega dei Ticinesi