"La stangata dei premi cassa malati metterà in ulteriore difficoltà molte famiglie. Dal confronto, bisognerà uscirne con delle soluzioni"
*Di Felice Dafond
Una cosa è certa: i dati sulla povertà sono allarmanti. Molto più in Ticino che in Svizzera. A soffrire maggiormente sono le donne sole con figli a carico, i cosiddetti “working poor”, e le economie domestiche con redditi medi e medio bassi. È un fenomeno sommerso che la politica deve maggiormente tematizzare, a livello federale e cantonale. La scorsa settimana ho partecipato, a Lugano, a una giornata di riflessione sulla povertà. Tra i dati emersi dal convegno c’è quello relativo al numero di persone a rischio di indigenza, che in Svizzera è pari al 14,6% della popolazione, mentre in Ticino sale al 23,3%.
Altrimenti detto, oltre 80’000 persone residenti nel nostro Cantone vivono sulla soglia della povertà! Sbarcare il lunario con meno di 2'300 franchi al mese se si è single o meno di 4’000 franchi se si ha una famiglia con due bambini significa dover rinunciare a molte cose, anche essenziali. E non essere in grado di affrontare una qualsiasi spesa imprevista. Certo, abbiamo una rete sociale che altre nazioni ci invidiano. Costruita negli anni e basata sulla solidarietà. Ma spesso i tempi per ottenere aiuti sono lunghi, le pratiche sono complesse, tanto è vero che, secondo una stima, un 30% di chi avrebbe diritto a sussidi non li chiede: burocrazia, procedure complicate, mancanza d’informazione, vergogna... sono tutti fatti che trattengono molte persone dal rivolgersi al sostegno sociale.
Preoccupante è anche il quadro che riguarda gli anziani: il 31% circa riceve infatti unicamente la rendita AVS. C’è poi il problema dell’indebitamento, un fenomeno crescente in una società sempre più orientata al consumismo. È un tema che richiederebbe maggiore attenzione, perché tocca un importante numero di cittadini residenti nel nostro Cantone, come maggiore attenzione meriterebbe la previdenza professionale, penso in particolare al terzo pilastro, a cui molti lavoratori rinunciano perché non se lo possono permettere.
Un Cantone, il nostro, caratterizzato da salari mediani nettamente più bassi rispetto al resto della Svizzera, e da premi di cassa malati tra i più elevati. E la stangata che arriverà in gennaio metterà in difficoltà molte famiglie. Una stangata alla quale si aggiungerà l’aumento dei generi di prima necessità, dell’energia, del gasolio, della benzina, dei tassi di interesse...
Appare quindi imprescindibile adottare piani d’azione mirati che elevino il più possibile i redditi dei ticinesi e che sgravino le famiglie da costi sempre più insostenibili. Ci sono molte proposte sul tavolo, da destra, dal centro e da sinistra: bisogna valutarle senza pregiudizi ideologici, ma dal confronto occorre uscire con delle soluzioni. Infine, il valore della solidarietà, che è sempre stato un pilastro sussidiario nel nostro Stato, va assolutamente preservato e promosso.
* candidato al Consiglio nazionale