Doppio passaporto in Nazionale, le riflessioni di Marco Chiesa: "Non faccio il tifo per i mercenari. A loro manca il cuore, quello che ti fa superare gli ostacoli"
Il Consigliere nazionale replica anche al post Facebook del Consigliere agli Stati Fabio Abate: "Fiero che Kobi Kuhn non sia corso da nessun talento binazionale pregandolo in ginocchio di indossare la croce svizzera"
© Ti-Press / Samuel Golay
LUGANO – "La Nazionale è, e deve rimanere, una questione di cuore e non di interessi privati". Inizia così la presa di posizione del Consigliere nazionale UDC Marco Chiesa in merito alla polemica sui doppi passaporti dei calciatori della Nazionale Svizzera.
"Per me – dichiara Chiesa a Liberatv – non è concepibile che un ragazzo nato, cresciuto e formato nel nostro Paese debba ancora essere convinto da qualche nostro dirigente a giocare per la Svizzera".
"Sono fiero – continua replicando a un
pubblicato dal Consigliere agli Stati Fabio Abate – che Kobi Kuhn, già selezionatore della nostra squadra, non sia corso da nessun talento binazionale pregandolo in ginocchio di indossare la croce svizzera. A me non interessano i mercenari. Anche perché alla resa dei conti ai mercenari mancherà il cuore, quell'elemento essenziale che ti permette di superare l'ostacolo più difficile".
Il Consigliere nazionale ritiene "un grave errore" assimilare la "rappresentativa nazionale con una semplice squadra di club, dove tutto, stringi stringi, diventa un mercato dei procuratori alla Mino Raiola e chi offre di più si assicura i servizi di un giocatore col doppio passaporto".
"Quelli che – prosegue Chiesa – devo convincere a portare i nostri colori, e con essi i nostri valori, non sono giocatori per cui tifo”. E a proposito di valore, Marco Chiesa ricorda che "la maglietta rossocrociata non è una t-shirt, è il simbolo di una Nazione, di una Patria che merita rispetto. E allora mi interrogo davanti alla desolante scena muta dei nostri integrati quando si tratta di cantare il salmo svizzero e non capisco come una Federazione possa permettere ai nostri giocatori di indossare bandiere di altri Paesi sul proprio abbigliamento".
"È un enorme onore vestire la maglia rossocrociata, che capita a pochi. I calciatori devono ricordarsi di essere ambasciatori di una Nazione intera, una Nazione che ha dato loro delle opportunità personali e professionali incredibili"
E ancora: "Non mi è piaciuta neppure l'ostentazione di simboli che non ci appartengono, come l'aquila bicipite. Un simbolo che non fa altro che riacutizzare stupidamente drammatiche faide e dolorose contrapposizioni, questa volta però indossando sul cuore la nostra bandiera, quella di un Paese neutrale e fortunatamente pacifico".
Chiesa ritiene "impressionate osservare la convinzione negli occhi dagli svedesi nella sfida contro la Svizzera. Loro hanno messo in campo una splendida determinazione". Lo stesso si può dire degli ottimi giocatori islandesi che hanno dimostrato una solida compattezza e uno spirito di squadra che ha lasciato il mondo a bocca aperta. Alcuni, infine, tentano di giustificare e tollerare alcuni atteggiamenti di giocatori svizzeri perché questi leader permettono alla squadra di fare il famoso salto di qualità. Se penso però ai soli risultati sportivi non si può dire che la Nazionale del 1994, imbottita di piccoli svizzeri, abbia fatto molto peggio di questa. E per alcuni tifosi svizzeri poi, tra cui il sottoscritto, l’attaccamento alla maglia e ai suoi valori conta ancora qualcosa".
"Il dato finale – conclude –, comunque la si voglia vedere, è che molti tifosi, dopo le scelte deliberate e premeditate di alcuni giocatori, non si sentono più in piena sintonia con questa rappresentativa. Questa è una squadra, in altri sport, come nell'hockey, abbiamo ancora una Nazionale".