CRONACA
La comunità ebraica contro la promozione del poliziotto della cantonale che inneggiò al fascimo e al nazismo
Lettera al ministro Norman Gobbi della Federazione svizzera delle socialità israelite: "Ci assicura che non avrà influenza sul suo quotidiano operato in seno alla polizia e nei rapporti con le minoranze e gli stranieri in Svizzera?"
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Il poliziotto che inneggiò su Facebook al fascismo e al nazismo è stato promosso a sergente maggiore

15 LUGLIO 2018
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BELLINZONA – Continua a far discutere la promozione a sergente maggiore all’interno del corpo della polizia cantonale del poliziotto che inneggiò sui social al fascismo e al nazismo.

A storcere il naso questa volta è la Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI) che, per esprimere tutta la sua contrarietà, ha scritto una lettera – pubblicata dalla RSI – al Consigliere di Stato Norman Gobbi a firma del presidente e segretario della Federazione.

La FSCI ritiene – si legge nel documento pubblicato sempre dalla RSI – “preoccupante il fatto che il poliziotto abbia continuato ad operare come agente di polizia”. “Gli agenti di polizia agiscono in quanto rappresentanti dell’autorità politica e sono a diretto contatto con le persone che hanno il compito e il dovere di proteggere. Fra queste vi sono anche gli stranieri che l’agente ha definito “maiali” e che voleva addirittura espellere dal Paese facendo ricorso alle armi”.

“Ma il poliziotto non si è limitato a questo: celebrando i regimi criminali nazifascisti italiano e tedesco ha minato anche il senso di sicurezza delle minoranze oriunde nate e residenti in Svizzera e quindi anche delle ebree ed ebrei svizzeri”.
“Come è possibile – domanda la FSCI – che, dopo tutti questi episodi e la sua condanna, egli continui a lavorare nel Corpo di polizia del Canton Ticino?”.

La Federazione svizzera delle comunità israelite considera la nomina a sergente maggiore “un segno inquietante che non riusciamo assolutamente a comprendere: con questi avanzamento di grado, il poliziotto avrà sotto il suo comando degli agenti, sui quali potrebbe esercitare la sua influenza”.

“Come possono – si legge nella nota – il Comando di Polizia e il Governo ticinese spiegare un simile atto?. Sapere che la polizia svizzera affida cariche di grande responsabilità a persone che professano ideologie razziste e addirittura fascistoidi compromette la nostra fiducia in questa importantissima istituzione statale”.

“Il fatto che siano ormai trascorsi due anni dalla condanna non cambia nulla, poiché non si era trattato di uno scivolone verificatosi solo una volta, bensì di un orientamento più volte palesato che può influenzare il suo modo di pensare e agire nell’ambito della sua funzione lavorativa”.

“Può assicurarci – conclude la lettera a Norman Gobbi – che l’orientamento dell’agente non avrà nessuna influenza sul suo comportamento e sulla sua capacità di giudizio nel suo quotidiano operato in seno alla polizia e nei rapporti con le minoranze e gli stranieri in Svizzera?”.

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