CRONACA
Ore decisive per il futuro di Marcello Foa. Presidenza RAI a forte rischio
Luigi Di Maio difende il manager-giornalista: "Essere sovranisti non è un reato. Non capisco le motivazioni per non votarlo"

ROMA – Si decide tra oggi e domani il futuro di Marcello Foa. Il destino del manager-giornalista, e la possibile carica di presidente della RAI, è nelle mani della Commissione di Vigilanza che si esprimerà domani, mercoledì 1 agosto. Per essere eletto, Foa necessita dei due terzi dei voti. “Impresa” non scontata, visti i pareri negativi di Pd, LeU e Forza Italia.

In tempi non sospetti, Silvio Berlusconi ha pubblicamente annunciato che, al momento, “i voti di Forza Italia non sono per Marcello Foa”. Una questione “non personale”, ma di “metodo”. Il Cavaliere si è infuriato con Matteo Salvini perché il ministro dell’interno ha agito senza prendere in considerazione il parere di Forza Italia.

“Quando si fa parte di una coalizione – ha detto Berlusconi – non si può presentare un nome dicendo di prendere o lasciare. Non è una questione di trattative, non siamo al mercato”.

Stando a quanto riportato da La Stampa, i deputati di Forza Italia in Commissione di Vigilanza RAI, domani, non si presenteranno in aula. Sempre secondo quanto scritto dal quotidiano si tratta di “un secco no a Foa”.

A difendere Marcello Foa ci ha pensato il vicepremier e ministro dello Sviluppo Economico italiano Luigi Di Maio. “Essere sovranisti non è un reato. Non capisco le motivazioni per non votare Foa. Gli altri si oppongono soltanto perché non appartiene al solito club”.

A rendere ancora più complicata la posizione dell’ormai ex CEO del Gruppo Corriere del Ticino non c’è solo un post Facebook del giornalista contro il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma anche uno scontro diretto che vide il Colle intervenire per smentire con durezza alcune affermazioni fatte dallo stesso giornalista.

Lo scorso mese di maggio, Marcello Foa, intervistato dal blog Byoblu, sosteneva che “il testo del discorso d’accettazione del premier Conte era stato manipolato dal Colle con affermazioni pro Ue e rassicurazioni ai mercati diverse da quelle effettivamente pronunciate”.

Il Colle si ritrovò costretto a smentire con durezza quelle “affermazioni false e gravemente lesive nell’immagine della Presidenza della Repubblica”.

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