Duello in punta di bisturi tra il professor Mariani, membro del CdA dell'EOC, e il primario di cardiochirurgia Stefanos Demerzis
LUGANO - Duello in punta di bisturi tra due professori. Da un lato Luigi Mariani, primario di neurochirurgia all’ospedale di Basilea e membro del Consiglio d’Amministrazione dell’EOC. Dall’altro Stefano Demertzis, primario di cardiochirurgia al Cardiocentro e professore all’Università di Berna e all’USI. Al centro della disputa l’ospedale del cuore e il suo futuro.
La tesi del professor Mariani
A innescare la polemica, negli scorsi giorni, era stato Mariani con un’intervista rilasciata al Caffè. "Sino ad oggi - aveva affermato il professore - il Cardiocentro ha goduto di un monopolio, con introiti garantiti (dallo Stato e dalle casse malati) sulla base di tariffe favorevoli, che hanno permesso di fare utili e reinvestirli autonomamente. È umano che vogliano mantenere la completa autonomia, ma non penso sia accettabile dal punto di vista della salute pubblica".
Il membro del Consiglio d’Amministrazione dell’EOC, sposando in toto la linea dei vertici aziendali che rappresenta, aveva altresì aggiunto: ”Quale sarebbe il plus valore, dal punto di vista dello sviluppo, di due governance separate, una per un settore specialistico, l’altra ‘per tutto il resto’? - si chiede Mariani -. Sono rivendicazioni che, se soddisfatte, pregiudicheranno lo sviluppo della sanità in Ticino, cementando un’eccezione nel panorama ospedaliero nazionale ed internazionale".
La risposta di Demertzis
E oggi, dalle colonne del Corriere del Ticino, è giunta la replica di Demertzis, che ribatte punto su punto al collega. Partendo proprio dall’affermazione di Mariani secondo cui il Cardiocentro rappresenterebbe un unicum nel panorama svizzero. “Un’affermazione vera, quest’ultima - scrive Demertzis - se isolata dal contesto ma molto meno oggettiva se inserita in un quadro storico o se contestualizzata all’interno del sistema sanitario ticinese. Innanzitutto, infatti, va ricordato che l’unicità del Cardiocentro è figlia della posizione iniziale di un Cantone che, per troppo tempo, aveva deciso che non fosse necessario curare la sua gente sul proprio territorio. Questo perché apparentemente i malati di cuore erano troppo pochi (tesi poi dimostratasi completamente infondata, come si evince dall’attività che svolgiamo da 20 anni). Purtroppo però, a quel tempo, nell’attesa che si decidesse se fosse più opportuno creare una cardiochirurgia a Lugano o a Bellinzona, c’era chi non riusciva a superare il Gottardo. Da questa necessità - curare i malati cardiopatici ticinesi in Ticino - nasce il Cardiocentro”.
“Ma a rappresentare un’eccezione rispetto alla Svizzera - aggiunge il primario di Cardiochirurgia del Cardio - non è solo l’ospedale del cuore, bensì l’intero sistema sanitario ticinese. Basti pensare che il nostro Cantone, fino ad oggi (forse con buone ragioni) ha scelto di non dotarsi di un ospedale cantonale unico, come è stato invece fatto in tutti gli altri Cantoni (ad eccezione del Vallese). I ticinesi, a torto o a ragione, hanno sempre deciso di distinguersi dal resto del Paese, preferendo la prossimità alla centralizzazione in ambito di strutture e cure sanitarie”.
Demrtzis, pur rinnovando la stima al collega, si dice “perplesso” per le affermazioni di Mariani, e a proposito dell’accusa di sfruttare l’Ente pubblico, risponde così: “Il Cardiocentro non ha mai sfruttato nessuno ma ha agito in una vera sinergia con l’EOC. Evidentemente l’uso delle strutture dell’EOC (pronto soccorso, radiologia, laboratori, consulenti vari) non è gratuito, ma viene regolarmente pagato dal Cardiocentro (6 milioni di franchi di fatturato all’anno). Nonostante i mandati effettivi (politici?) fossero limitati alla «cardiologia invasiva» e alla «cardiochirurgia», all’inizio il Cardiocentro si fece carico di tutta la cardiologia (anche di quella povera, secondo il prof. Mariani), decisione che non piacque all’EOC portando alla creazione del famoso «doppione» (qualcuno di sicuro ricorderà le polemiche). Il Cardiocentro è una clinica privata «non profit» e di alta utilità pubblica. In Ticino lo sanno tutti, soprattutto i pazienti e le loro famiglie. Più del 70% dei pazienti sono assicurati nella classe comune. Più della metà della nostra attività è rivolta a casi urgenti o emergenti che ci vengono inviati dal territorio. Siamo sempre disponibili 24 su 24, 365 giorni all’anno. Non è di sicuro questo il profilo di una clinica privata che cerca solo le prestazioni che vengono pagate bene e che sfrutta lo Stato”.
“Il Cardiocentro - chiosa Demertzis nel suo intervento sul CdT - è stato creato con uno spirito di apertura, non di monopolio. Cardiologi di altre strutture del Cantone (EOC incluso) trattano i loro pazienti con noi. I chirurghi toracici dell’Ospedale San Giovanni di Bellinzona operano insieme a noi, quando la complessità dei casi lo richiede. Varie altre collaborazioni (chirurgia vascolare, radiologia interventistica, cure intensive tutti dell’EOC per nominarne alcune) sono attive nonostante tutte le discussioni attuali che minacciano la serenità di chi lavora sul campo. Ecco perché sono rimasto perplesso dalle riflessioni del prof. Mariani. Forse il fatto che lui non opera sul territorio ha distorto la sua percezione”.