Fa discutere l'omelia dall'arciprete di Chiasso durante l'ultima messa domenicale
CHIASSO - “In Ticino porte aperte spalancate per le prostitute, meno per gli immigrati”. È questo il messaggio pubblico che Don Gianfranco Feliciani ha voluto lanciare dal pulpito della sua Chiesa, durante l’ultima messa domenicale. L’arciprete di Chiasso non è nuovo ad affrontare temi politici e sociali, durante le omelie. Molte volte, infatti, ha intrecciato la funzione religiose con l’attualità, talvolta suscitando aspre polemiche.
"In questi giorni la stampa cantonale - ha detto Don Feliciani, secondo quanto riportato dal CdT online - ha dato ampio risalto al proliferare dei bordelli nella nostra cittadina di Chiasso. Non possiamo sorvolare sul problema semplicemente affermando che la prostituzione è sempre esistita e che anche dal profilo della morale cristiana i peccati sessuali sono certamente i meno gravi. È senz'altro vero, ma è troppo semplicistico fermarci qui. Occorre andare oltre e considerare tutto il resto”.
“Non esiste una prostituzione spensierata - ha aggiunto il parroco - ma lo sfruttamento dei più deboli, l'idolatria del denaro, la droga e alla fine sempre la violenza. Mali che feriscono mortalmente la vita civile di un paese. Tutto ciò non fa onore alla storia democratica e alla tradizione umanitaria della Svizzera".
Il prelato chiassese, espresso questo concetto, ha quindi ricordato il richiedente l'asilo africano di 26 anni annegato nel Ceresio all'inizio del mese scorso del quale ha appena celebrato i funerali, esortando i fedeli a riflettere sul dramma dei profughi. Queste persone, ha sottolineato, "bussano alle nostre porte e sono nella stragrande maggioranza ricacciati indietro. Le frontiere della Svizzera si spalancano invece per accogliere le prostitute, quasi tutte provenienti da paesi del Terzo Mondo chiamate con ipocrisia e cinismo 'artiste'".