I decreti firmati dal procuratore generale Pagani riguardano la dipendente della pubblica Amministrazione, suo marito e lo stesso Bomio
LUGANO - In relazione alla vicenda del prestito in denaro di 50 mila franchi concesso da Flavio Bomio, allora detenuto, al marito di una funzionaria dell'Amministrazione cantonale (leggi qui), il Ministero pubblico fa sapere oggi che “gli accertamenti penali, che hanno coinvolto anche l'Équipe finanziaria, sono giunti a conclusione. Il Procuratore generale Andrea Pagani ha in particolare emanato tre decreti d'accusa nei confronti della dipendente della pubblica Amministrazione (per il reato di accettazione di vantaggi), del consorte della donna (per il reato di istigazione all'accettazione di vantaggi) e del detenuto (per il reato di concessione di vantaggi).
Gli addebiti sono da porre in relazione a un vantaggioso contratto di prestito firmato nella primavera del 2016 dai tre imputati e che prevedeva un basso tasso di interesse nonché una clausola secondo cui, in caso di decesso di uno dei contraenti, il mutuo si sarebbe estinto.
La donna, agendo in veste di operatrice sociale presso l'Ufficio cantonale dell'assistenza riabilitativa (UAR), si occupava in prima persona del detenuto, redigendo anche i preavvisi sulle domande di congedo dal carcere. Ha pertanto accettato dal detenuto stesso, su istigazione del marito, un indebito vantaggio in considerazione dell'espletamento della sua attività ufficiale. La pubblica funzionaria non ha tuttavia mai commesso atti o omissioni in relazione con la sua attività ufficiale contrastanti coi doveri d'ufficio o sottostanti al suo potere d'apprezzamento.
Nei tre decreti di accusa viene proposta, in linea con la giurisprudenza federale, una pena pecuniaria di 90 aliquote giornaliere (sospesa condizionalmente per un periodo di 2 anni per la donna e il consorte, rispettivamente di 4 anni per il terzo imputato), con accollo di tassa e spese giudiziarie. Le parti avranno ora 10 giorni di tempo per interporre eventuali opposizioni”.