Spese a confronto: a parità di prodotti, nel comasco si spenderebbero circa 60 euro contro i 153 franchi del Ticino
COMO – “Tutti insieme per un Ticino più forte”. Con questo slogan la Federcommercio, l’Unione Contadini Ticinesi e alcune associazioni economiche del nostro Cantone lanciavano la campagna #ripartiamo per valorizzare e rilanciare l’economia ticinese post Covid-19. Una campagna che, una volta riaperte le frontiere, teme che la popolazione ticinese possa recarsi oltre confine per fare la spesa. È proprio il confronto tra la spesa in Ticino e quella in Italia al centro di un’inchiesta di Dario Campione, giornalista del Corriere di Como.
Una volta riaperte le frontiere con l’Italia, le grande catene alimentari elvetiche hanno puntato tutto su sconti e ribassi. Strategia, loro malgrado, adottata anche dai ‘rivali’ italiani. Tutti, quindi, a caccia di acquirenti svizzeri.
“La quantità – scrive Campione – di targhe ticinesi adocchiate nei parcheggi dei centri commerciali comaschi sembrerebbe smentire il fatto che il coronavirus abbia favorito il turismo della spesa locale. La verità – citiamo – è un’altra. Sempre la stessa, peraltro”.
Sì ma quale? “In Ticino si spende il doppio, se non il triplo, di quanto si spenderebbe in Italia. Basta dare un’occhiata ai prezzi di Migros e Coop e confrontarli con quelli di Esselunga o Iperal per rendersene conto”.
L’esempio
L’inchiesta di Campione procede con riferimenti chiari e limpidi. La comparazione effettuata si è basata su prodotti come pasta, pane, carne, frutta e verdura per una famiglia dalle 3 alle 4 persone. Immaginando di fare la spesa all’Iperal si spendono 59,42 euro contro i 153,91 franchi (l’equivalente di 145 euro) che si spenderebbero alla Coop.
Altri esempi? Comprare un chilo di zucchine in Italia costa sui 99 centesimi, mentre in Ticino si spenderebbero circa 6 franchi.
Di seguito l’infografica pubblicata dal Corriere di Como su cui si è basata l’inchiesta.