CRONACA
Ex funzionario DSS condannato, via libera alla CPI. Ma il PLR frena: "Non politicizziamo un tema sensibile"
Il PLR: "Non tocca ai politici di milizia sostituirsi alle autorità di giustizia. Nuocerebbe alle vittime che vorremmo proteggere"

BELLINZONA – La Commissione della gestione ha deciso per dare il via libera alla costituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI) sul caso dell’ex funzionario DSS condannato per coazione sessuale. Questa mattina – riferisce la RSI – è stato firmato il rapporto che verrà sottoposto a settembre al Gran Consiglio. La Commissione sarà composta da sette membri e presenterà i suoi risultati entro il febbraio del 2021. Alla CPI, dunque, il compito di fare luce su eventuali responsabilità dell’amministrazione cantonale e del Consiglio di Stato all’epoca dei fatti (inizio degli anni 2000).

Tutti i partiti hanno firmato il rapporto ad eccezione del PLR, che tramite una nota stampa si è detto contrario alla creazione di una CPI “poiché non tocca ai politici di milizia sostituirsi alle autorità di giustizia”.

“I reati a sfondo sessuale – precisa il PLR – sono deplorevoli e vanno severamente condannati. Lo Stato e i suoi rappresentanti devono essere in questo senso esemplari nel proprio comportamento. Tuttavia, l’estrema delicatezza del tema chiede di evitarne la politicizzazione che scivolerebbe inevitabilmente verso una deriva mediatica che nuocerebbe alle stesse vittime che vorremmo proteggere. È questo il rischio concreto che si nasconde dietro la creazione di una Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI) che, tuttavia, sembra sarà istituita a breve”.

Il PLRT si è subito detto contrario allo strumento della CPI perché “la politica non può sostituirsi agli organi di giustizia, che sul caso si sono già espressi. Inoltre, il Governo si è già attivato con una serie di misure per assicurare una maggiore attenzione a questi delicati aspetti nella gestione del personale che non vanno mai sottovalutati. I toni inquisitori assunti negli ultimi mesi, però, lasciano invece presagire dinamiche che poco hanno a che fare con il senso di giustizia”.

E ancora: “Nel caso in cui ci dovessero esserci ancora dei coni d’ombra sull’operato dei funzionari, occorre rivolgersi subito alla polizia o alla Magistratura, che sono gli organi competenti che meglio possono fare chiarezza e assicurare le eventuali responsabilità. Una CPI sarebbe semmai legittima nel caso in cui vi fossero fondati sospetti sull’incapacità o la mancata volontà degli inquirenti di compiere il proprio dovere. Ricordiamo che il GC può istituire una CPI (art 39, Legge sul GC) solo di fronte a eventi di grave portata istituzionale ciò che, pur deplorando con fermezza quanto successo, con tutta franchezza non è il caso in oggetto”.

Nel rispetto della volontà del Parlamento, se quest’ultimo si determinerà per l’istituzione della CPI, il PLRT “non si sottrarrà ai suoi doveri istituzionali. Tuttavia, abbiamo proposto una riduzione del costo. Per il Canton Ticino sarebbe la quarta Commissione parlamentare d’inchiesta negli ultimi anni: uno strumento che ha nei fatti dimostrato di essere dispendioso, inefficace e inconcludente. E – come se non bastasse – sul tavolo c’è la richiesta di istituzione di ulteriori CPI per le case per anziani nel contesto Covid”.

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