Nel preavviso negativo il Consiglio di Stato scrive che “nessun funzionario dirigente (passato e presente) è coinvolto nell’inchiesta sugli abusi sessuali"
BELLINZONA – No del Governo a una Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso dell’ex funzionario del Dipartimento della sanità e della socialità (DSS) condannato per coazione sessuale. Come scrive il Corriere del Ticino, il Consiglio di Stato ha fatto sapere all’Ufficio presidenziale del Parlamento di non condividere la richiesta formulata il 3 ottobre da 8 deputati: il presidente del PPD Fiorenzo Dadò, che ne era il promotore, Boris Bignasca (Lega), Marco Bertoli (PLR), Tamara Merlo (Più donne), Lara Filippini (UDC), Claudia Crivelli Barella (Verdi), Matteo Pronzini (MPS) e Ivo Durisch (PS).
“Entrando nel merito della vostra richiesta – si legge nella lettera del Governo - al momento attuale, riteniamo non vi siano i presupposti per dare seguito alla richiesta di costituire una CPI. Ricordiamo infatti che l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta avviene solo in casi eccezionali, di fronte ad un evento di grande portata istituzionale”.
Nel suo preavviso negativo l’Esecutivo precisa che “nessun funzionario dirigente (passato e presente) è coinvolto nell’inchiesta sugli abusi sessuali operati dall’ex funzionario del DSS”. E aggiunge: “Come Consiglio di Stato abbiamo fatto una prima valutazione sul caso, preso atto della disponibilità dell’ex funzionario dirigente, superiore diretto di MB di fornire le informazioni ritenute necessarie per gli approfondimenti”.
Il Consiglio di Stato ricorda anche che “al momento attuale l’accesso alla sentenza ci è stato negato da più istanze. Malgrado ciò, come Governo intendiamo svolgere le necessarie verifiche”.
Il Governo non ha diritto di veto e il Parlamento può comunque proseguire sulla via della Commissione d’inchiesta. Ma dovrà poi sottoporre il rapporto finale al Governo prima discuterlo nel plenum. Insomma, il tema si complica.
L’idea di una commissione parlamentare scaturì dopo il processo all’ex funzionario, oggi 59enne, che per anni si era occupato al Dipartimento socialità di politiche giovanili. L’uomo venne condannato il 29 gennaio scorso per coazione sessuale a una pena pecuniaria di 120 aliquote giornaliere da 60 franchi sospesa per due anni. In seguito ricorse contro la sentenza.