Il direttore della Camera di Commercio: "Si potrebbe pensare a un allentamento del peso fiscale sugli stessi, anche se non è praticabile a lungo termine". Per il collega di AITI il franco forte potrebbe portare a delocalizzazioni
BELLINZONA - La guerra continua e le ripercussioni in Europa e non solo si vedono in termini di aumento dei costi economici e con il franco che è tornato a essere decisamente forte. Le associazioni economiche sono preoccupate e si torna anche a parlare di lavoro ridotto, una misura conosciuta durante il Covid.
Interpellati da La Regione, Stefano Modenini, direttore dell’Associazione delle industrie ticinesi (Aiti) e Luca Albertoni, direttore della Camera di Commercio, parlano dei loro timori e chiedono interventi sul costo dell'energia.
Il franco forte aumenta il rischio di delocalizzazione, fa notare Modenin. "Al momento non abbiamo segnali che ci siano aziende pronte ad andarsene dal Ticino, ma le autorità cantonali non devono dare per scontato che questo non avverrà mai", riferendosi "a gruppi internazionali con siti produttivi non solo in Ticino e centri direzionali fuori dalla Svizzera". Le ricadute sull'occupazione potrebbero essere importanti. Albertoni per contro su questo fronte è fiducioso del lavoro della BNS.
Inquieta anche il costo della energia, soprattutto per società che devono rinegoziare i contratti periodicamente, acquistando ogni settimana o ogni mese. L'idea sarebbe di proporre delle idee a Berna per dare una mano all'economia, poichè il margine cantonale, sottolinea, è quasi nullo.
Sul tema, Albertoni pensa a un allentamento del peso fiscale sui prodotti energetici, anche se non è praticabile a lungo termine. Non gli piace invece l'ipotesi di sussidiare l’acquisto di gas ed elettricità.