L’ex magistrato si racconta nel suo libro “Verità irriverenti”, con una serie di riflessioni sullo stato della democrazia, sulla neutralità e sulla politica, senza tralasciare le sue vicissitudini personali
BELLINZONA - “Verità irriverenti”, esce oggi l’ultimo libro di Dick Marty. Un saggio nato da una serie di riflessioni sulla democrazia e le difficoltà che sta affrontando, sulla neutralità, sull’inchiesta che l’ha reso il “bersaglio di un nemico senza nome” e che l’ha portato a vivere quasi due anni sotto scorta per essere finito nel mirino di ambienti pericolosi dei Balcani, ma anche sulla crescente sfiducia nelle istituzioni - “segno evidente della malattia della nostra democrazia” - sulla politica e il giornalismo. Tante vite e tante battaglie quelle vissute e combattute dal magistrato ticinese, già consigliere di Stato e agli Stati e parlamentare al Consiglio d’Europa.
Ne ha raccontato in una lunga intervista al Corriere del Ticino, spaziando dall’iniziativa “per imprese responsabili”, in piena pandemia, che doveva essere la sua ultima battaglia politica prima della pensione - all’esperienza di vivere sotto massima sorveglianza per 16 mesi, passando attraverso riflessioni sulla verità e l’importanza che essa riveste in politica e nel giornalismo, ma anche sul PLR, il suo partito, com’era una volta e com’è oggi: “Una volta in Ticino il PLR era un partito popolare, con una ben definita sensibilità sociale, chiaramente interclassista. Tutte cose che oggi non ci sono più”.
Tante storie, ma un unico, fondamentale, messaggio, trasmesso con forza: “Il primo intento è stato di scrivere per me stesso”, rivela Marty al CdT. “Poi ho pensato che condividere certe esperienze poteva essere utile, come semplice testimonianza, senza ergermi a un monito. Ogni cittadino che è testimone di qualcosa che interessa il bene pubblico ha un certo dovere di testimoniare. Anche per far vedere da che parte sta. L’ho sempre fatto senza fare calcoli. L’ho anche pagato. Ma è qualcosa che mi ha fatto stare meglio. Non l’avessi fatto non potrei guardarmi nello specchio”.
Dopo tante battaglie, l'ex magistrato ticinese deve ora affrontarne una ancora più dura e spietata, quella con la malattia con cui fa i conti da tempo. “Sono cosciente che questa è una battaglia che non si può vincere - dichiara al CdT - Presiedo da anni una fondazione sulla ricerca e so perfettamente a che punto mi trovo. Per una volta non sono io il regista della strategia di difesa. Ma, dopotutto, certe cose quando accadono alla mia età non sono uno scandalo. È uno scandalo se succede ai giovani. Però è vero che quando il tempo che ti rimane è più che contato, cambia la prospettiva, ti mette in una situazione particolare. Allo stesso tempo, ti permette anche di apprezzare meglio ogni giorno, di andare a spasso e contemplare un albero, magari chiedendoti ‘Chissa se lo vedrò ancora…’”.
“Verità irriverenti”, edito da Casagrande, sarà presentato al pubblico martedì 14 novembre nella hall del LAC di Lugano. Qui, alle 18.00, l’autore dialogherà con il giornalista Roberto Antonini.