CRONACA
Lo sfogo di Laura, "Vittima della cultura woke, devo scusarmi per essere bianca"
La 42enne italiana: "Passo il mio tempo a dribblare le regole perché qualsiasi cosa faccia o dica può essere considerata un'offesa razzista"

NEW YORK – Non è più la New York di una volta. O almeno, la “grande mela” non è più quell’affascinante metropoli di cui si era innamorata quindici anni fa Laura* (nome di fantasia), un’italiana originaria del Veneto che ha cercato e trovato fortuna in America. Colpa di una sempre crescente “cultura woke”. La donna vorrebbe firmare il suo sfogo affidato al Corriere della Sera, ma “non posso permettermelo per sicure ripercussioni”.

La cultura woke, dicevamo. “In Italia mi considero una progressista, perfino radicale. Qui, a New York, devo scusarmi a ripetizione per essere bianca, quindi privilegiata e incapace di capire le minoranze etniche. Sono catalogata dalla parte degli oppressori. Passo il mio tempo a camminare sulle uova, a dribblare regole della cultura woke perché qualsiasi cosa dica o faccia può essere considerata una micro-offesa contro latinos o afroamericani”.

42 anni compiuti da poco, Laura si è iscritta a un Master della Columbia University per diventare assistente sociale. E qui altri problemi: “Ho dovuto anticipare uno scritto in cui sottolineavo il mio impegno nel razzismo anti-black. Sono stata esclusa dal corso sull’assistenza ai tossicodipendenti perché i non-bianchi hanno la precedenza. Perfino una studentessa afroamericana mi si è avvicinata palesandomi il suo imbarazzo”.

E ancora: "Ogni due settimane una bianca come me deve partecipare a una riunione di White Accountability: due ore con una persona che ci interroga per farci riconoscere le nostre micro-aggressioni verso i neri e chiederci un pentimento”. E parla di “un lunghissimo elenco di frasi proibite, perché considerate offensive. Per esempio, non bisogna mai chiedere a un compagno di studi da dove viene: può suonare come un’implicita discriminazione etnica. Guai a chiedere verso quale campo di studi si orienta: se è nero quella parola può evocare una piantagione di cotone dove lavoravano i suoi antenati schiavi, se è di origini messicane un terreno agricolo dove suo nonno era bracciante. Se cadi in una di queste offese, devi dichiararla e chiedere scusa, poi fare un’analisi del privilegio bianco che ti ha indotto in errore”.

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