Il CEO di UBS parla delle polemiche sul suo salario: "Mi chiedo perché gli stipendi alti siano oggetto di tanta attenzione nell'economia, mentre nello sport..."
LUGANO - Il suo stipendio pari a 14,4 milioni di franchi nel 2023, aveva generato aspre polemiche in tutta la Svizzera. E non solo negli ambienti tradizionalmente ostili al settore bancario. Anche il presidente del PLR Thierry Burkar si era mostrato decisamente critico. Critiche che tuttavia Sergio Ermotti non comprende, come ha spiegato lui stesso in un’intervista a “Migros Magazine”, rilanciata da diversi media della Svizzera tedesca.
“Il mio primo stipendio mensile come apprendista - ha detto Ermotti - ammontava a 350 franchi. Conosco il valore del denaro e capisco che a molti il mio stipendio attuale sembra anomalo. A volte però mi chiedo perché gli stipendi alti siano oggetto di tanta attenzione nell'economia, mentre le stesse somme non lo siano nello sport e nell’intrattenimento".
Detto del maxi salario, Ermotti nell’intervista parla anche delle sfide che lo attendono nel prossimo anno. Tra queste non c’è la pensione:"Anche se ho già fatto delle cose, devo ancora mettermi alla prova, ed è una grande responsabilità”. La responsabilità di guidare il colosso UBS, soprattutto dopo l’acquisizione di Credit Suisse, compito per il quale è stato richiamato in servizio al vertice della banca: “Mi ha attratto il fatto di partecipare alla stesura di uno dei capitoli più importanti del settore finanziario globale”.
E a proposito dell’integrazione, Ermotti sottolinea la forza della nuova UBS. La banca ha attualmente quasi 200 miliardi di dollari di capitale per attutire eventuali perdite, quattro volte di più di quanto ha perso negli anni successivi alla crisi finanziaria: “Anche se UBS avesse un problema, sarebbe altamente improbabile che il contribuente dovrà rimetterci un solo franco”.
Ermotti, infine, respinge le critiche anche sulla grandezza della nuova UBS. Tanto grande da soffocare la concorrenza: “In Svizzera ci sono più di 200 banche svizzere ed estere. C’è competizione”. E quanto alle nuove regole che la politica intende introdurre per evitare nuovi casi Credit Suisse, il banchiere afferma: “Sosteniamo molte delle misure proposte, ma devono essere mirate e proporzionate. “Nel complesso, le principali banche di tutto il mondo hanno imparato la lezione. In caso di crisi, ora sono un fattore di stabilità e non un problema”.