Il presidente del PLR svizzero critica duramente il salario del numero uno di UBS: "Sarebbe opportuna più modestia"
BERNA – Il numero uno di UBS, Sergio Ermotti, percepirà per i nove mesi del 2023 durante i quali ha gestito la banca, uno stipendio di 14,1 milioni di franchi, più 300'000 franchi per il suo piano pensionistico. Lo stipendio di Ermotti è composto da uno stipendio fisso di 2,1 milioni e uno variabile di 12,3 milioni. La parte retributiva variabile è legata però al raggiungimento degli obiettivi interni nei prossimi cinque anni, e potrebbe dunque ridursi.
Ma il maxi bonus di Ermotti è finito nel mirino del presidente del Partito liberale svizzero, Thierry Burkart, che ha formulato le sue critiche in un post sulla piattaforma “X”.
Il 63enne ticinese è tornato alla guida di UBS l’anno scorso durante la turbolenta acquisizione di Credit Suisse. Il suo predecessore, Ralph Hamers, aveva ha guadagnato nel 2022 complessivamente 12,6 milioni: 2,9 di stipendio fisso e 9,7 di bonus. Per fare un confronto: se lo stipendio di Ermotti fosse calcolato sull’intero anno, Ermotti avrebbe guadagnato oltre 19 milioni di franchi.
“I presuntuosi eccessi di bonus di alcuni top manager minano la fiducia della popolazione verso l'intera economia – ha scritto Burkhart -. Soprattutto nel caso delle banche i cui rischi d'impresa sono assunti da parte della popolazione. Sarebbe opportuna più modestia".
E, come riferisce il Blick, anche gli utenti del social hanno criticato il maxi-salario di Ermotti: “Guadagna ogni mese l'equivalente di 1,6 milioni ovvero oltre 80.000 franchi al giorno lavorativo – si legge in un commento al post del presidente del PLR -. Il guadagno giornaliero di Ermotti equivale all'incirca al salario medio annuo di un dipendente a tempo pieno in Svizzera. La metà dei lavoratori a tempo pieno del Paese guadagna di più all'anno e l'altra metà meno del capo di UBS in una giornata lavorativa”.
Critico anche l’analista politico e autore Mark Balsiger, che sempre su X ha scritto: “Non dubito delle sue capacità, ma dubito ancora della cultura dei bonus nelle grandi banche. Niente giustifica stipendi del genere!”