CRONACA
Francesco, la sua eredità e il Conclave. Tre domande a Claudio Mésoniat
Il direttore del Federalista: "Il prossimo Papa? Uno dei cardinali che conosco un po' e ammiro per il suo lavoro in Terra Santa è Pizzaballa. Ma..."
ANALISI

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Qual è a tuo avviso la principale eredità di Papa Francesco e del suo ministero per credenti e non credenti?
"Mi sembra che Francesco abbia proseguito il lavoro di “assimilazione” del Concilio Vaticano II che la Chiesa cattolica ha intrapreso sotto la guida di San Giovanni Paolo II e continuato con Benedetto XVI. Di cosa si tratta? Penso, al fondo, si tratti di capire che nel mondo contemporaneo, specie dopo il tragico XX secolo, occorre riproporre il cristianesimo nella sua sconvolgente semplicità: nella storia è entrato un uomo –nato nel ventre di una donna-, il quale ha sostenuto di essere Dio; ne ha dato prova risorgendo dalla morte e continuando a essere presente. Dove? “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”. Con un aggiunta importante: chi lo segue –ha detto ancora quell’uomo- “avrà la vita eterna e il centuplo quaggiù”. Quel centuplo, in un modo o nell’altro, poco o tanto si dovrà vedere, suscitando (in che è semplice) il desiderio di condividere quella pienezza umana e aprendo una domanda e una verifica sulla possibilità che l’origine di quel centuplo sia in quella Presenza.
Il Concilio ha sbarazzato il campo da ogni equivoco clericale o moralistico sulla Chiesa, ributtando la palla in mezzo al popolo di Dio: ogni cristiano, dentro ogni rapporto e circostanza, è missionario, chiamato a suscitare l’”invidia” per quel centuplo.
Ecco, se proviamo a guardare in questa luce la figura di papa Francesco, capiamo anzitutto perché tenesse tanto a "essere presente", se possibile di persona (e fino all’ultimo respiro), nelle circostanze e nei rapporti più disparati, per testimoniare sempre, e non solo a parole, la sua pace e la sua letizia. Poi ne troveremo conferma, sin dai titoli, nei suoi testi: "Amoris Laetitia, Laudato Si', Dilexit Nos, ecc."

Più complessa è l'analisi del Papa come "uomo di Governo" della Chiesa. Sia da un punto di vista dottrinale e di guida dell'istituzione ecclesiale che in politica estera. Nelle ultime ore abbiamo ad esempio visto l'indegno comportamento del Governo israeliano e molto hanno fatto discutere le prese di posizione del Papa sulla guerra di Ucraina. Qual è la tua valutazione di Francesco sotto questi due aspetti?
In quanto europei (tutti, e non solo i cattolici), Bergoglio, primo Papa non eurocentrico, ci ha spiazzati. E penso ci volesse. Si apre un tema enorme, quello dell’”inverno” del cristianesimo nel nostro Continente e del fiorire della fede in Africa e Asia. Credo però che se in quei continenti è in corso una prima evangelizzazione, una seconda stia avvenendo in Europa. Si è parlato di recente del fenomeno degli adulti che chiedono il Battesimo, nei Paesi scandinavi come in Francia (10mila nel 2025). Quello che a me pare più significativo è il fenomeno dei movimenti ecclesiali, per i quali quanto dicevo poco sopra sulla testimonianza è pane quotidiano. Forse qui papa Begoglio ha un po’ faticato a cogliere che il "santo pueblo de Dios" sussiste in qualche modo nella sua America Latina, nelle "villas miseria" argentine e nei grandi santuari mariani, mentre nell’Occidente ampiamente scristianizzato sta rimettendo piccole ma profonde radici nelle “periferie esistenziali” grazie ai nuovi carismi.
Dove Francesco ha messo a frutto genialmente il Concilio è stato nel rapporto con il mondo islamico. "Nostra Aetate" è la Dichiarazione conciliare che ha segnato una svolta sulla questione della libertà di coscienza e del dialogo della Chiesa cattolica con le religioni non-cristiane. Nel suo rapporto con il Grande Imam sunnita di al-Azhar (che sfociò nello storico evento di Abu Dhabi dove nel 2019 firmò con Ahmad al Tayyeb il “Documento sulla Fratellanza Universale”, premessa della "Fratelli tutti") e in quello che strinse due anni dopo in Iraq con il Grande Ayatollah sciita al-Sistani, papa Bergoglio ha messo a frutto come nessuno quel documento fondamentale del Concilio. Senza però dimenticare mai quello che chiamò “ecumenismo del sangue”, cioè la testimonianza di fede delle comunità cristiane che vivono e spesso patiscono nei Paesi a maggioranza musulmana". 

A breve si aprirà il Conclave. La successione di Francesco pare molto complessa per diversi fattori: l'alto numero di elettori, il fatto che saranno presenti molti nuovi Cardinali che tra loro non si conoscono, l'assenza di diocesi importanti (Milano, Venezia, Parigi, Los Angeles...) e la presenza di cardinali da luoghi meno rappresentativi in termini per la comunità cattolica (Myanmar, Thailandia, Pakistan...). Gli italiani hanno tre candidature molto forti: Parolin, Zuppi e Pizzaballa. Anche il filippino Tagle, nel secolo asiatico, sembra un candidato con ottime credenziali. Per arrivare alla domanda ti cito una battuta di Papa Benedetto XVI, quando ancora era il cardinal Ratzinger: "Ci sono troppi esempi di papi che evidentemente lo Spirito Santo non avrebbe scelto”. E allora, ragionando al netto dello Spirito Santo, che tipo di orientamento ti attendi dal Conclave? Può essere davvero l'occasione buona per il ritorno di un Papa italiano?
"A questo proposito confesso di navigare nel buio. In questi giorni ho letto troppe profezie e contro profezie. Non voglio nascondermi dietro il solito “ci pensa lo Spirito Santo”, ma neppure voglio farmi prendere in castagna sottovalutando l’adagio dei taxisti romani, “Chi entra Papa esce cardinale”. In realtà conosco poco o nulla dei 135 cardinali che entreranno in Conclave, specie dei 108 nominati da Francesco. Per contraddirmi: uno che conosco un po’ e ammiro per il suo lavoro in Terra Santa è Pizzaballa, ma chi la sa lunga dice che mai i suoi pari metterebbero sul trono pontificio un collega di 60 appena compiuti nella prospettiva che ci resti per altri 20 o 30 (pura saggezza… smentita dall’elezione del 58enne Karol Wojtyla). Sono certo che le cose grandi fatte da Bergoglio –a cominciare dallo smontaggio dell’eccessiva ieraticità della figura papale, già intrapreso con successo e umorismo da Wojtyla- non verranno meno con chi raccoglierà da lui il pesante testimone".

 

 

 

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