Chi ha deciso l'arrocco tra i due consiglieri federali socialisti? Il partito, le pressioni dei colleghi ministri? Da fonte certa si sa che...
di Beniamino Sani e CM - contributo de ilFederalista.ch
È diventato un piccolo rompicapo il cambiamento (“assai inconsuetoâ€, “inattesoâ€, “uno shock improvvisoâ€) avvenuto in seno al Consiglio federale, quando la giurassiana Elisabeth Baume-Schneider ha lasciato dopo meno di un anno dall’inizio del proprio mandato la guida del Dipartimento Giustizia e Polizia (DFGP) per passare agli Interni.
Una scelta “inaudita� Calma. È pur vero che quasi di norma tocchi all’ultimo arrivato in Consiglio federale la “peppa tencia†del DFGP, dove spesso il malcapitato finisce per dare il volto al fenomeno (purtroppo) poco popolare dell’asilo e delle migrazioni. Nel contenitore del DFGP ci sono anche, è vero, il sistema giudiziario e la polizia federale, settori che tuttavia godono di ampia indipendenza istituzionale nello svolgimento dei rispettivi compiti.
“Il fatto è che il DFGP –ha pennellato bene l’Aargauer Zeitung- è oggi il dipartimento più impopolare e meno attraente di Berna. (…) Perché i movimenti migratori globali verso l’Europa e quindi anche verso la Svizzera non possono essere fermati in un ufficio a Bernaâ€.
E infatti prima di Baume-Schneider brillano i casi recenti di Karin Keller-Sutter, Simonetta Sommaruga ed Eveline Widmer-Schlumpf, tutte approdate al GFDP come primo incarico in seno al CF e tutte leste ad abbandonarlo quando si è presentato loro prima buona occasione. Andando indietro nel tempo, spicca il caso di Friedrich Wahlen che nel 1959 lasciò il dipartimento “scartina†dopo un solo anno.
“Partenza ingloriosaâ€, addirittura, come la definisce questa mattina un fondo del Tagesanzeiger?  Ma cosa si rimprovera alla signora Baume-Schneider? La parola più ripetuta tra i suoi censori è “fugaâ€. Fuga da cosa? Fuga dai problemi quasi irrisolvibili di un dipartimento poco ambito. Fuga dalle continue critiche ricevute in questi pochi mesi per le proposte di gestione della crisi migratoria: ricordate la querelle sui container provvisori per alloggiare i richiedenti asilo, dalla quale la socialista è uscita sconfitta in Parlamento? E la visita a Chiasso di poche settimane or sono, dopo le polemiche sui disordini nella cittadina di confine?
Partito, ministra, colleghi; chi ha deciso?
In realtà , come sia stato deciso “l’arrocco più discutibile degli ultimi anni†(sempre secondo lo scatenato Tagesanzeiger) resterà probabilmente un mistero. “Noi del gruppo parlamentare socialista non eravamo al corrente della scelta, né so se la dirigenza nazionale del partito ne fosse informataâ€, ci ha detto il consigliere agli Stati Carlo Sommaruga. “Quelle dei membri del Consiglio federale sono scelte delle persone che ne fanno parte, e nascono spesso dai dialoghi interni al gremioâ€.
È noto infatti che i consiglieri federali dal momento della loro elezione tendono a distaccarsi dalle logiche di partito per privilegiare il rapporto con i colleghi di Governo. Difficile perciò immaginare che, se non la direzione del PSS (si sussurra di una cena mercoledì sera tra dirigenti e candidati del partito), per lo meno il neo eletto socialista in CF Beat Jans non fosse informato delle intenzioni di Elisabeth Baume-Schneider. Mentre, a quanto pare (e da fonti sicure), per nulla informati erano i consiglieri federali degli altri partiti.
Vale la pena anche ricordare che la distribuzione dei dipartimenti è avvenuta secondo l’ordine consueto: gli eletti in CF esprimono una preferenza secondo l’anzianità di presenza nel gremio. Un voto a maggioranza è necessario soltanto quando vi fossero due candidati orientati sul medesimo ruolo. Voto che certamente ieri non è stato necessario.
In conclusione, soppesati pareri e fonti, la decisione è stata verosimilmente frutto di valutazioni e preferenze della stessa Baume-Schneider.
 Un salto dalla padella nella brace?
Spostarsi dunque su dossier più congeniali alla sua personalità e al suo curricolo, come quelli della socialità , del welfare e della cultura, che rientrano nel portafoglio del Dipartimento degli interni, come lei stessa ha tranquillamente motivato oggi durante la conferenza stampa settimanale del Consiglio federale.
“Non è sicuramente una fuga. È un'opportunità ", ha dichiarato infatti oggi la socialista, affermando di avere “grande interesse†per le questioni sociali e culturali, a cui può contribuire con la sua “grande esperienza professionaleâ€.
Tuttavia anche la gestione del Dipartimento degli Interni non rappresenta una passeggiata. Un salto dalla padella alla brace, quella che ha scottato persino il super carismatico Alain Berset? Per trovarsi a fronteggiare i grattacapi del finanziamento dell’AVS e dei costi della salute, preoccupazioni che toccano i cittadini persino più dolorosamente dei pensieri causati dai migranti in arrivo nel nostro Paese? Per restare sempre aggiornati con le notizie principali di Liberatv.ch, iscriviti gratuitamente al canale Whatsapp (clicca qui)
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